ACCORDO OSTAGGI (2). A FAVORE: TACHZÒR TACHZÒR (Ritorna ritorna)
- progetto 710
- 15 mag 2024
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 24 dic 2024
2 POST, 2 CANZONI il cui accostamento rappresenta due opposte posizioni in merito a un tragico dilemma: in che modo ottenere la liberazione dei c.d. Chatufìm, degli Ostaggi?
A partire da quel maledetto 7/10, un lacerante dibattito ha ferito la società israeliana in merito all’eventuale possibilità di ottenere la liberazione dei Chatufìm (rapiti) tenuti in ostaggio a Gaza da Hamàs per vie negoziali e a caro prezzo.
Link al post NITZACHTI BEDAMÌ (Ho vinto col mio sangue) che presenta la posizione opposta.
Post 2, "a favore": TACHZÒR TACHZÒR (Ritorna ritorna)
AUTORI ORIGINALI: Yuvàl Banai e il complesso Mashina.
NUOVO ARRANGIAMENTO: Gute Gute, Maya Abraham, Dani Kushmaro.
STILE: Killing you Softly
CATEGORIE: Hostages | Rabbia e Confusione | Remakes |
USCITA: 10/12/2023, giorno 64 di guerra e prigionia degli ostaggi.
LINK al brano: https://youtu.be/l5zPh1nQU3k?si=hAffNtCbP8nokJDP
INTRODUZIONE ai due post:
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Un lacerante dibattito: Chatufìm (rapiti) è il termine ebraico utilizzato in Israele per indicare 253 persone -uomini, donne, bambini, anziani, ebrei e non ebrei, israeliani e non- che il 7/10/2023 sono state rapite da terroristi palestinesi e tenute in ostaggio a Gaza da quella data.
Una parte dei 253 è stata in seguito riscattata; una parte uccisa. Nel corso dei mesi sono emerse testimonianze e prove indicanti condizioni di prigionia durissime, torture e violenze sessuali a danno degli ostaggi. Il numero degli stessi rimasti in vita è andato inoltre gradualmente riducendosi.
Il lacerante dibattito in merito ai negoziati, ha purtroppo subito una crescente politicizzazione. Settori diversi, governativi e antigovernativi, hanno trasformato (anche) l’argomento “Ostaggi” in arena di scontro tra parti.
Manifestazioni di piazza contrarie alla liberazione degli ostaggi attraverso vie negoziali disponibili al pagamento di cari prezzi di ordine tattico, si sono contrapposte a manifestazioni favorevoli a priori a qualsiasi tipo di negoziato e alla conclusione di un accordo a qualsiasi prezzo.
Il dibattito si è spesso trasformato in litigio pilotato, in canale di sfogo dei contrasti tra parti e visioni politiche non necessariamente o direttamente connesse con l’oggetto stesso del dibattito.
Al contempo, le famiglie degli ostaggi prigionieri si sono organizzate in gruppi diversi, per promuovere -o meno- la liberazione dei propri cari attraverso tattiche, azioni, argomentazioni e messaggi di tipo diverso.
Le famiglie dei Chatufìm hanno ricevuto il supporto da parte di settori del pubblico e da organizzazioni che, a loro volta, si identificano con le rispettive diverse posizioni in merito alla natura delle trattative, dei rischi da affrontare e degli eventuali prezzi da pagare.
Il contrasto tra visioni diverse in merito alle trattative con terroristi e al prezzo dovuto per la liberazione di uno o più ostaggi non è una novità. La società israeliana ha dovuto più volte affrontare queste situazioni in passato, ma mai in ordini di grandezza e complessità come quelli emersi dopo 7/10/23, nè sotto la pressione causata da combattimenti ancora in corso.
L’oggetto principale di contrasto è sempre il prezzo -tattico e morale, non pecuniario- richiesto dai terroristi per la liberazione dell’ostaggio.
Questo comprende sempre:
a) la liberazione -in numero ampiamente non proporzionato- di terroristi in carcere in Israele;
b) la scelta di quali terroristi liberare, ovvero i motivi -o l’efferatezza dei delitti- che hanno condotto il terrorista in carcere;
c) le conseguenze -a breve e lungo termine- di tale liberazione.
Non è certo questa la sede per approfondire questo complesso e doloroso argomento. Il Progetto 710 vuole sottolineare però che -all’interno della società israeliana- non vi è assolutamente un’uniformità di opinioni in merito alla strada da percorrere.
È tuttavia importante sottolineare che questa mancanza di uniformità non necessariamente indica qualità diverse di partecipazione al dolore degli ostaggi e alla straziante situazione delle loro famiglie.
Sicuramente, inoltre, la diversità di posizioni non rappresenta in alcun modo una mancanza di autoidentificazione nell’ostaggio e/o nel suo famigliare: questo perchè, ognuno in Israele sa bene che egli stesso avrebbe potuto -e potrebbe- trovarsi nella stessa tragica situazione.
Infatti, come dimostrato dalla realtà dei fatti, Hamàs nel suo uccidere e prendere in ostaggio non ha fatto nessuna distinzione tra ebrei, mussulmani, cristiani, drusi, arabi, laici, religiosi, persone con questa o quell’altra posizione politica, cittadini israeliani o di stati esteri.
Un brano “CONTRO”: NITZACHTI BEDAMÌ (Ho vinto col mio sangue) dichiara in modo esplicito il rifiuto di liberare terroristi per ottenere il rilascio di ostaggi.
Link al post NITZACHTI BEDAMÌ (Ho vinto col mio sangue) che presenta la posizione opposta.
TACHZÒR TACHZÒR (Ritorna ritorna)
AUTORI ORIGINALI: Yuvàl Banai e il complesso Mashina.
NUOVO ARRANGIAMENTO: Gute Gute, Maya Abraham, Dani Kushmaro.
STILE: Killing you Softly |
CATEGORIE: Hostages | Rabbia e Confusione | Remakes |
USCITA: 10/12/2023, giorno 64 di guerra e prigionia degli ostaggi.
LINK al brano: https://youtu.be/l5zPh1nQU3k?si=hAffNtCbP8nokJDP
INTRODUZIONE:
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Un nuovo splendido arrangiamento di una canzone simbolo della fine di un decennio di illusioni di pace deluse: gli anni ’90, gli anni degli Accordi di Oslo e dell’assassinio di Rabin. Anni di preludio della c.d. Seconda Intifada.
“Qualcosa nella mia vita sta per cambiare…”
Il brano “Tachzòr, Tachzòr” (Ritorna, Ritorna) esce nel 1995, scritta e cantata da Yuvàl Banai, leader dei Mashina, una delle band israeliane di maggior successo di tutti i tempi.
La canzone comunica la nostalgia per chi è lontano, sintetizza il disagio di determinati periodi storici ed esprime confusione e rancore di fronte ad eventi sui quali non si ha controllo.
Nel 1995, poco dopo l’uscita di questo brano, il gruppo Mashina abbandona le scene, dopo un decennio di meritato travolgente successo.
Pochi anni dopo anche le illusioni di pace di una generazione abbandonano la scena: si concludono infatti gli anni ’90, gli anni degli Accordi di Oslo, di speranze di una soluzione del conflitto tra israeliani e palestinesi.
Tachzòr Tachzòr accompagna la fine di queste speranze, che tramontano poi in modo definitivo e tragico nel Settembre 2000, con il crollo delle trattative tra Arafat e il PM Ehùd Barak a Camp David e lo scoppio della sanguinosa Seconda Intifada.
Passano quasi trent’anni, Israele subisce il trauma dell’aggressione del 7/10 e -con essa- inizia anche la tragedia dei Chatufìm, degli Ostaggi prigionieri a Gaza.
Nell’ambito del sostegno alla lotta civile per la loro liberazione, anche questa canzone viene rinnovata dalla cantante Maya Abraham e il gruppo gerosolimitano Gute Gute.
Viene elaborato un nuovo arrangiamento musicale. Non viene invece toccato il testo originale. Questo offre infatti atmosfere, metafore e suggerimenti sufficientemente ampi da poter essere riletti in modo riportabile alla tragica situazione dei mesi che seguono il 7/10/2023.
Sono uscite numerose canzoni legate in misura diversa alla tragedia degli Ostaggi. Presentando il lacerante dibattito intorno ai negoziati per la liberazione degli Ostaggi, il Progetto 710 ha scelto questo specifico brano per le sue qualità musicali e poetiche, ma soprattutto per le immagini del videoclip che accompagna il nuovo arrangiamento della canzone.
Queste, infatti, mostrano in modo toccante le masse di pubblico che per mesi manifesta instancabile a favore di una soluzione negoziale per la liberazione degli Ostaggi disposta a qualsiasi prezzo.
Alle immagini dei manifestanti sono intercalate immagini legate alla strage del 7/10 e al tragico Festival Nova.
La seconda metà del brano contiene un testo narrato da una calda voce maschile.
Si tratta di un collage di flash, di frasi estrapolate dal proprio contesto originale. (1). Come durante uno zapping tra canali radio diversi le frasi suscitano associazioni mentali, presentate con un tono che ricorda quello di un notiziario.
Nel brano originale del 1995, la lettura del narrato fu affidata a Yossi Banai. Banai (1936-2006) padre di Yuval, l’autore della canzone, è stato un attore e cantante di grande talento e meritato grande successo.
Nel nuovo arrangiamento 2023, la lettura è stata affidata a Dani Kushmaro, uno degli anchorman israeliani più conosciuti e apprezzati dal pubblico. Nel videoclip Dani figura brevemente nelle immagini che accompagnano il narrato all’interno della canzone.
Alla nota (5) in calce, link alla versione originale del brano, cantata dai Mashina.
TRADUZIONE, NOTE e COMMENTI:
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Ritorna, ritorna,
sostienimi (2)
Quando, quando
amerò?
Forse, forse,
son completamente trascinato (3)
Sogno, sogno
vattene ora
È scritto nei libri
nelle poesie
nelle mappe delle stelle
quel che tutti cercano
la felicità
si augurano
E il destino ha un color buio
nel suo interno profondo
Non piangere sorellina
non è semplice
lo capisci.
Lo capisci.
Domani, domani
(è) un altro giorno
Aria, aria
sono emozionato
Ritorna, ritorna,
sostienimi (2)
Forse, forse
amerò
È scritto nei libri
nelle poesie
nelle mappe delle stelle
quel che tutti cercano
la felicità
si augurano
E il destino ha un color buio
nel suo interno profondo
Non piangere sorellina
non è semplice
lo capisci.
[ NARRATO, voce maschile]: (1)
Era un giorno nuvoloso, freddo
e la (sua) squadra aveva perso la partita
“Si trattava di un folle” (4)
disse un politico navigato
“Sono rimaste uccise diecine di persone”
concluse lo speaker della televisione
“Diecine di persone…” (4)
Speriamo che tutto rimanga tranquillo
Una donna molto bella
Chiudo con un pulsante
Con una freccia nel cuore
inizia la nera notte
Non riesco a smetter di muovermi
anche quando la musica è finita
Qualcosa nella mia vita sta per cambiare…
Sopra le luci al neon
sopra la città in cemento
vedo un angelo
e mi dice: “Prenditi gli anni ’90”
Qualcosa nella mia vita sta per cambiare…
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NOTE e COMMENTI:
(1) Parte del testo del narrato proviene dalla parole di un’altra canzone, che nel 1994 diede il nome all’ultimo album dei Mashina “Lehitraòt ne’urim, shalom ahavà” (Arrivederci giovinezza, salve amore).
Nello stesso album uscì anche la versione originale di Tachzòr, Tachzòr; v. Nota (5)
(2) In ebraico, letteralmente: “Ten li gàv” (dammi la schiena).
(3) In ebraico, letteralmente: “Anì nignàv” (sono rubato) espressione colloquiale che significa anche “sono entusiasta”. Tuttavia il significato letterale è “sono rubato”e quindi anche “rapito”; da cui un doppio senso nei significati che può facilmente associarsi agli Ostaggi.
(4) Le due frasi si riferiscono alla strage di fedeli mussulmani compiuta dal medico ebreo Barukh Goldstein nella città di Chevròn nel Febbraio 1994, poco tempo prima la pubblicazione dell’album di cui alla nota (1).
(5) La versione originale del brano, cantata dai Mashina.