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‘OD YOM BE’AZA (Ancora un giorno a Gaza)

  • Immagine del redattore: progetto 710
    progetto 710
  • 26 apr 2024
  • Tempo di lettura: 9 min

Aggiornamento: 24 dic 2024

Tornato dopo molte settimane al fronte, No’am, un giovane rapper, scrive e canta dell’incredibile coesione e della responsabilità reciproca che si creano tra chi rischia la vita, uno accanto all’altro.


AUTORI: Testo: No’am Tzurieli. Musica: No’Am Tzurieli e Yakir Ben Tov.

STILI: Adrenalinico (M)  |  Ansiogeno  |  Grotesque |

CATEGORIE: Shock, Lutto, Ansia  |  Rabbia & Confusione  |  Guardando Avanti  |

USCITA: 11/04/2024, giorno 187 di guerra e prigionia degli ostaggi.


INTRODUZIONE:

————————————


No’am Tzurieli è un rapper quasi trentenne. Nato a Gerusalemme, dove anche abita, da ragazzo è stato campione nazionale di atletica, distinguendosi in particolare nella corsa 800 metri.

Servizio militare di leva in un’unità scelta, legato in seguito alla propria unità durante i Miluìm, il servizio di riserva (v. anche nota 15 in calce) l’Otto di Ottobre 2023, come moltissimi, è stato arruolato.


L’esperienza a Gaza è molto dura per chiunque, anche per chi è stato addestrato in un corpo scelto. I compagni e gli amici caduti sono una ferita aperta.

Al suo ritorno, dopo molte settimane al fronte, No’am scrive e canta dell’incredibile coesione e della responsabilità reciproca che si creano tra chi rischia la vita uno accanto all’altro. O all’altra, dato che al fronte non mancano soldatesse operative.


“Perchè invece di lanciare il mio disco / salire sui palcoscenici / sono andato a mettermi in divisa“ si chiede No’am nella canzone; ma non lasciamoci confondere dalla domanda… No’am stesso da la risposta nella canzone stessa.

Non troviamo qui, infatti, i dubbi di un soldato spedito al fronte suo malgrado: No’am non è il Claude Bukowsky del mitico musical e film “Hair”, che va ad arruolarsi per trovare una propria collocazione nella vita, nè è l’hippie pacifista Berger che per un errore viene spedito al posto di Claude a morire in Vietnam. No’am Tzurieli è un artista, predilige vita, musica e amore, ma è ben consapevole che -quando è necessario, per difendere se stessi e chi ci è caro- bisogna mettersi una divisa e combattere Talvolta anche divenendo eroi, proprio malgrado.


Ma divisa o eroismo -per No’am e per migliaia come lui- non corrispondono a una tracotante retorica, a insensibilità o a un militarismo per se stesso: il rapper trentenne sa bene che la divisa è un’ineluttabile necessità e che l’eventuale eroismo si paga a caro prezzo: quello della vita di compagni che sono come -e più di- fratelli.

No’am sa che sarà difficile guarire dalla loro perdita e -di fronte al rischio di spaccature all’interno del paese, come quelle che hanno preceduto il 7/10- ci dice che i suoi compagni, che han perso la vita, ci ordinano di essere amare ed esser degni del loro sacrificio.


TRADUZIONE, NOTE e COMMENTI:

————————————————

Sto li al confine,

ho sussurrato a Shaike (1): “Io entro”.

Shaike risponda: "Entriamo".


Mi fido di me stesso, di quello accanto a me,

della mia squadra (2)

Mi fido dei miracoli.


Punta (3) in avanti

la luna è la fuori, anch’essa un po' tesa…

Beh… che altro ti aspetti?

Mica ogni notte una nazione sanguina

Mica ogni giorno si inizia una guerra.


[Voce distorta da radiotrasmittente, fuori campo]:

“Ho iniziato a muovermi”.


Preparo in canna il primo colpo.

Proteggo le spalle a quello di fronte.

Sento la voce di sua moglie che chiede:

"No’am, fa' attenzione a mio marito".

-Lo conosce bene, è un po' fottuto di cervello (4),

prova sempre a far l'eroe-

“I bambini han chiesto di nuovo: ‘Dov'è papà?’

Assicurati bene che papà ritorni…”


Come si fa ad assicurarsi bene?

E per quanti giorni solo mamma metterà a letto i bambini?


E perchè invece di lanciare il mio disco,

salire sui palcoscenici (5)

sono andato a mettermi in divisa (5)


In colonna a scalare. (6)

‘Sti figli di puttana ci hanno di nuovo rovinato la festa (7)

Ci siamo giurati l'un l'altro:

“Di questa squadra qua, non ne deve essere ammazzato neanche uno!”.


[Voce distorta fuori campo]:

E questo è solo un altro giorno a Gaza


Quindi mi abituo

Al fatto che non è chiaro se ritorneremo (a casa)

Un altro giorno a Gaza (8.) quindi la squadra non si ferma (8.)

E allora prego

Che D-o ci aiuti

Una cosa è certa: che il buio ha paura della luce


Prima notte - notte in bianco

Seconda notte - abbiamo dormito un'ora

Terza notte - verrà chiamata “La notte del Sagger” (9)

Madar (10) pensa di esser tornato alla Seconda Libano (11)

Il primo scontro a fuoco,

(arriva) il giorno dopo

Eyni (10) di notte ha individuato delle ombre (sospette)

Un carro armato che arriva

fa a pezzi tutto il piano (dell’edificio sospetto)

e a noi ci ha regalato (12) un po’ di fosforo nei polmoni.

E ancora una sporca individuazione,

e ancora un “il piano è pulito!” (13)


E non c'è equipaggiamento adatto

nell’arsenale per controllare il mio cuore

e ce ne sarebbe da controllare, dottore,

vieni e ascoltami (14)

il Sette di Ottobre (14) il cuore mi si è rotto

a un livello che è difficile rimettere a posto

Due mesi dopo è esploso di nuovo

non ero preparato

e (arriva) un dolore che manco il Diavolo…

“La squadra di Benda (10) è saltata per aria

su un ordigno nascosto”.


[Voce distorta fuori campo]:

E questo è solo un altro giorno a Gaza


Quindi mi abituo

Al fatto che non è chiaro se ritorneremo (a casa)

Un altro giorno a Gaza (8) quindi la squadra non si ferma (8)

E allora prego

Che D-o ci aiuti

Una cosa è certa: che il buio ha paura…


…il buio ha paura della luce (x2)


[Voce lontana]:

Il buio ha paura della luce


6 Ottobre: non sono altro che un rapper

che a stento va a fare i miluìm (15)

Due giorni dopo sono invece qui con amici (16)

che mi accompagneranno per tutta la vita.

Han preparato il sacco

han lasciato tutto

tutti a proteggersi, a “coprire” l’uno con l’altro.

Ho detto “tutti” perchè la dall’alto

anche Eyàl e Gal (1) proteggono il battaglione.


6 Ottobre: (siamo) la squadra di Eyni (10)

e ci incontriamo essenzialmente alle (reciproche) feste.

Oggi -se uno me lo chiedesse- gli donerei

come minimo tutti e due i reni. (15)

Cento giorni

settanta combattenti

che seguono Gavra (1) e Malachì (1)

Un mese e mezzo a Gaza

han trasformato ognuno

e ognuno

e ognuno

in un mio fratello.

6 d’Ottobre è il mio popolo

che si lacera da dentro

abbiam scelto lati (diversi) in cui schierarsi

ci siam chiamati (l’un l’altro) “Traditori”

(ma) il giorno dopo hanno iniziato a bruciare ebrei

e non hanno chiesto loro

“avavi manifestato bloccando Kaplan?” (17)

non hanno chiesto

“per chi avevi votato?”

Ogni anima

salita in cielo

con la sua morte

ci ha ordinato

“Moltiplicate amore

Meritatevelo

Siatene degni

Non questa settimana

Non quest’anno

Per tutta la vita”


[In merito all’immagine finale del videoclip:

In brevi momenti nel corso del clip si vedono i commilitoni di No’am scrivere con un pennarello qualcosa sul cemento.

Compongono la scritta che appare nell’ultima inquadratura. Questa dice: “Siate degni”, uno degli ultimi versi -e il principale messaggio- della canzone.

La scritta è composta da nomi di ragazzi e ragazze caduti nel conflitto ad oggi, giorno 189 di guerra e prigionia degli ostaggi.


————————————————

NOTE e COMMENTI:

(1) Nome o nomignolo di persona, maschile.

Commilitone dell’autore No’am Tzurieli.


(2) Qui -e nel corso di tutta la canzone- per “squadra” si intende il plotone cui appartiene l’autore.

In ebraico “Tzèvet” (team, equipe); ove, se si fosse trattato di una squadra di uno sport, in ebraico sarebbe stato usato il termine “Kvutzàh”.


(3) In ebraico “Chòd”. La parola significa punta, come ad es. nel caso della punta di una freccia.

Il termine Chòd, tuttavia, indica anche quella categoria di soldato appartenente ad un corpo operante in territorio nemico, maggiormente esposto al rischio di perder la vita.


(4) In ebraico “Uhu tipà dafùk”, letteralmente: “È un goccio fottuto (di cervello)”.


(5) Qui l’autore fa un piccolo gioco di parole introno al verbo ebraico La’alòt” (salire) e il suo significato in due espressioni diverse.

La prima “la’alòt ‘al bamòt” (salire sui palcoscenici) e la seconda “la’alot ‘al madìm” (lett.: salire sulla divisa) è espressione colloquiale per dire “indossare velocemente la divisa”.


(6) Formazione di avanzamento durante il combattimento in area urbana.


(7) Il 7/10/24 era Sabato, giorno festivo, e, quell’anno, cadeva nello stesso giorno l’allegra e importante festa ebraica “Simchàt Toràh” (Allegria della Toràh).


(8) Qui, con il suono delle parole, l’autore fa un velato gioco.

Il verso, in ebraico, recita “ ‘Od yom Be’Aza az HaTzèvet lo olech la’atzor” (Un altro giorno a Gaza quindi la squadra non si ferma) ove il gioco consiste nell’unione di due termini “…Be’Aza-az-HaTzevet…” (…a Gaza-quindi-la-squadra…), ove le parole ‘Aza (Gaza) e Az Ha (quindi la) hanno un suono simile, am un significato diverso (e in ebraico le due vocali “a” sono scritte diversamente).


(9) Sagger: missile anticarro di fabbricazione sovietica.


(10) Cognome di persona. Commilitone dell’autore No’am Tzurieli.


(11) Si riferisce “alla Seconda Guerra del Libano” (Estate 2006).


(12) In ebraico “VeOtanu pinèk ‘im…” (letteralmente “ci ha coccolato con…).


(13) In ebraico “HaKomà nekiah” (il piano è pulito), commento gridato dalla forza che avanza a quella che segue, nel corso dell’avanzamento all’interno di un edificio nel corso di un combattimento urbano porta a porta.


(14) Anche qui, con il suono delle parole, l’autore fa un velato gioco.

Il verso, in ebraico, recita “ Bo takshìv, Shiv’àh BeOktober…” (Vieni qua, ascolta il Sette Ottobre…) ove il gioco consiste nell’unione di due termini “…takshìv…” (…ascolta…), e la parola “Shiv’àh” (Sette, nel contesto della data ricordata).


(15) Miluìm, il servizio militare di riserva, cui vengono richiamati -o a cui vanno volontari- la maggior parte dei civili dopo aver servito nel periodo di leva.

In merito all’esercito israeliano, (Tzaha”l) -che è un Esercito Popolare- e in merito al senso di coesione e responsabiltà reciproca che il giovane rapper tenta di trasmettere attraverso questo brano, è qui utile riportare parte di quanto già scritto nell’Introduzione ad un’altra canzone del Progetto 710 (Lo Tenazchù Otì, di Nomi Shèmer, eseguita dal cantante Yoràm Gaòn):


“  (…) Tzaha”l non è semplicemente un esercito popolare, basato sul coinvolgimento attivo di civili, di ogni etnia, periodicamente richiamati a Miluìm, il Servizio delle Riserve.  Tzaha”l, in conseguenza del suo ruolo di crogiuolo socioeconomico ed etnico, è una componente centrale del tessuto della società israeliana; sia in termini concreti, sia emozionali.

(…)  in Israele, sin dalla nascita dello Stato, le ragazze sono richiamate al servizio militare anche in ruoli altamente operativi. (…)

Tuttavia, nonostante questa centralità dell’esercito nel tessuto sociale dello Stato, Israele -a dispetto dell’immagine trasmessa dai media esteri- non è un paese militarista in se. Non è cioè basato su valenze e metodi che, altrove, caratterizzano l’esperienza e l’approccio di vita militare; nè certamente rispetta il rigido e cieco senso di gerarchia tipico degli eserciti tradizionali.

Israele, avendo necessariamente bisogno di una buona capacità militare, per sopravvivere in una regione da sempre ostile alla sua presenza, ha optato per una combinazione di esercito che svolge anche funzioni sociali e formative, unite ad un carattere altamente tecnologico la cui sofisticata capacità di Ricerca e Sviluppo contribuisce all’economia del Paese.  “


(16) Nel testo ebraico “Chevre” colloquiale, talvolta affettuoso, per “chaverìm” (amici, compagni).


(17) Kaplan. Si riferisce a “Tzomet Kaplan”, un incrocio a Tel Aviv, tra i principali luoghi dei cortei e delle manifestazioni più estremiste della c.d. Mechahàh, l’ampia protesta popolare che ha marcato in modo significativo il 2023 sino al 6/10/23.

Scopo della c.d. Mechahàh è -a tuttora- l’arresto di misure legislative intraprese nel Gennaio 2023 dal 37mo Governo Israeliano, con PM Benyamin Netanyahu, considerate, da parte significativa della popolazione israeliana, occasione di una deriva antidemocratica.

La Mechahàh, fenomeno semispontaneo di mobilitazione civile, senza precedenti nella storia dello Stato d’Israele per dimensioni e intensità, così come la critica nei confronti della Mechahàh stessa, si sono rivelate soprattutto come fenomeni di espressione di numerose tensioni e rivendicazioni accumulate per anni da diverse categorie sociali, politiche o etniche più o meno opposte tra loro: laici, religiosi, c.d. destra, c.d. sinistra, ebrei di provenienze diverse e altre.

“Tzomet Kaplan” è divenuto metafora di una frangia della Mechahah particolarmente aggressiva, caratterizzata tra le altre da un laicismo che rasenta una virulenta antireligiosità.

Il 7/10 tutte l’attività di protesta si è spontaneamente bloccata di colpo per diversi mesi, per non interferire con la reazione necessaria di fronte all’attacco subito da Israele.

Parte delle numerose organizzazioni di protesta hanno sfruttato le proprie reti di contatto e capacità logistiche per trasformarsi -nel giro di poche ore- in efficaci reti di supporto ai soldati, ai civili e agli sfollati. Questa organizzazione di carattere civile si è rivelata necessaria (e particolarmente utile) alla luce di grandi incapacità organizzative -a diversi livelli- dimostrate dalle istituzioni dello Stato.

Parte dei leader delle manifestazioni -e parte dei manifestanti stessi- sono state richiamate d’urgenza all’esercito (Miluìm) o è accorsa volontariamente alla propria unità.

La  protesta è gradualmente ritornata nelle piazze a partire da Gennaio del 2024. Questa volta però con due obiettivi diversi dal periodo precedente il 7/10: 1) Sensibilizzazione circa il dramma degli ostaggi prigionieri a Gaza (e richiesta al Gabinetto di Guerra di una quanto maggiore flessibilità nel corso di eventuali trattative per la liberazione degli ostaggi stessi); 2) Richiesta di elezioni anticipate.


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