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L’ULTIMA DANZA DI ARIK E RUTH

  • Immagine del redattore: progetto 710
    progetto 710
  • 26 mar 2024
  • Tempo di lettura: 10 min

Aggiornamento: 24 dic 2024

La storia di Arik Peretz e della figlia Ruth, affetta da paralisi cerebrale, barbaramente uccisi il 7/10 al Festival SuperNova. Sullo sfondo di musica Trance, la storia viene narrata attraverso elaborazioni eseguite con tecniche AI -d’Intelligenza Artificiale- applicate a spezzoni di intervista, video e fotografie.


VideoClip / Servizio Giornalistico

AUTORI: Doron Solomons e Yuval Nitzan, per Kan11 TV.

MUSICA di SFONDO: Infected Mushrooms.

STILE: Killing You Softly  |  Grotesque  |

CATEGORIE: Shock / Lutto / Ansia | Rabbia / Confusione. |

USCITA: 07/03/2024, giorno 152 di guerra e prigionia degli ostaggi.


INTELLIGENZE ARTIFICIALI e FOLLIe NATURALI.

Un breve filmato -in parte videoclip, in parte servizio giornalistico- che presenta la storia di Arik e Ruth Peretz. Sullo sfondo di musica composta dal gruppo Trance israeliano Infected Mushrooms, la storia viene narrata attraverso elaborazioni eseguite con tecniche AI -d’Intelligenza Artificiale- applicate a spezzoni di intervista, video e fotografie.

In calce all’Introduzione e Note, traduzione della trascrizione della colonna sonora del clip/servizio.

Nei commenti di FB, alcune immagini originali di Arik e Ruth, utilizzate come base per parti del clip.


INTRODUZIONE e NOTE:

______________________


1) Il SOGGETTO:

Ruth, 17 anni, era affetta da paralisi cerebrale, bloccata sulla sua sedia a rotelle.

Dalla nascita della ragazza, il padre Arik -58 anni nell’Ottobre 2023- era totalmente dedicato alla sua assistenza.

Arik univa questa sua inderogata missione con la passione per la musica Trance e la partecipazione ai festival e agli incontri che sono parte integrale di questa cultura musicale. La musica Trance aveva accompagnato l’infanzia e la crescita sia di Ruth, sia delle sue due sorelle.


La “coppia” Arik e Ruth era conosciuta e amata nell’ambito della comunità Trance israeliana: nei primi anni, la vista di Arik che sul ritmo Trance, ballava tenendo Ruth in braccio, era nota a tutti gli habituè degli incontri della comunità unita da questo genere musicale. Negli ultimi anni invece, Ruth, cresciuta, si piazzava al centro della pista sulla sua sedia a rotelle motorizzata, spesso addobbata di lucine multicolore, mentre Arik era sempre accanto a lei, per proteggerla e non lasciarla mai sola. Come il padre, Ruth amava in particolare i suoni e ritmi quella musica, ossessivamente ripetitivi ma rilassanti.

Vi era un nesso tra l’amore per questo specifico genere musicale e le condizioni di Ruth, i suoi insormontabili limiti motorii e la quasi impossibilità ad esprimersi verbalmente? Difficile stabilirlo… I possibili positivi effetti della musica Trance su determinate condizioni fisiche e mentali è oggetto di studio e dibattito.

Evidenti invece erano l’affetto e il calore di cui Ruth era ricoperta da tutti, quando -accanto ad Arik- partecipava ai vari eventi della comunità Trance.


Il 7/10 Arik ed Ruth erano al Festival SuperNova.

Non ne son più tornati; come non sono tornate altre 362 persone, massacrate, violentate, mutilate e bruciate in nell’area del festival da terroristi palestinesi che hanno attaccato un simbolo del contrasto tra la loro “cultura” e il suo esatto opposto: tra la l’esaltazione -da un lato- della violenza e della morte e -dall’altro lato- l’amore per la libertà e la vita, celebrate quel giorno da quasi 4000 persone radunatesi per il Festival nella zona del Kibbutz Re’im.


Secondo le testimonianze, sotto il fuoco dei terroristi, tra il caos e le urla, Arik prese in braccio Ruth e -come tutti- iniziò a scappare per cercare un rifugio.

La fuga non servì. Dopo il massacro, la sedia a rotelle di Ruth venne facilmente individuata nella zona. Per identificare i resti distorti e carbonizzati di Arik, invece, furono necessari molti giorni e complessi metodi di analisi, anche genetica, come nel caso di molte altre vittime di quel giorno.

All’inizio si pensò che Ruth fosse stata rapita e portata a Gaza, come centinaia di altri ostaggi. Dopo alcune settimane, invece, in seguito ad ulteriori analisi, fu possibile stabilire che tra i resti di Arik vi erano anche quelli carbonizzati di Ruth, a lui ancora abbracciata. Il DNA non mente mai, ma talvolta confonde.

Il funerale di Arik, dei suoi resti, era già stato celebrato e la famiglia era già stata in stato di Shiv’ah (1). Per un’assoluta certezza, fu necessaria una riesumazione e -in seguito- la celebrazione di un secondo doppio funerale e di una ulteriore Shiv’àh, questa volta per l’accertata perdita di Ruth.


2) Il VIDEOCLIP:

Sono rimaste diverse immagini di Arik e Ruth, prese nelle ore precedenti il massacro. Nulla però è rimasto che ne mostri la fuga, abbracciati, e gli ultimi momenti.

Per superare questo limite e visualizzare quei momenti, il regista Doron Solomons e il Video Animator Yuval Nitzan hanno deciso di ricorrere a un’animazione, basata su immagini ed elaborazioni generate con strumenti AI, con l’Artificial Intelligence.

Il clip/servizio è stato realizzato per Kan 11, la rete TV pubblica israeliana.

Per la musica di sfondo, gli autori si sono rivolti al maggior gruppo Trance israeliano: Infected Mushrooms, il duo Erez Eisen e ‘Amit Duvdevani, attivo dal 1996 e molto affermato nel proprio ambito in Israele e all’estero.


3) L’utilizzo dell’AI, ARTIFICIAL INTELLIGENCE:

La realizzazione di immagini e sequenze video utilizzando strumenti AI è sempre più frequente. Questo anche in seguito ad un crescente accesso a questa tecnologia offerto da strumenti a basso (o nullo) costo.

La massiccia diffusione di brani musicali attraverso canali come YouTube -che a un brano sonoro richiedono si accompagni un filmato o, come minimo, un’immagine singola- si avvale sempre più di soluzioni visive AI. Queste consentono facili spettacolarità a basso costo.


Difficile -e ingiusto- generalizzare; non tutte le Intelligenze Artificiali producono gli stessi risultati. In genere tuttavia, nel caso in cui si richieda a questi strumenti la produzione di un immagine apparentemente fotografica -o in stile realista o iperrealista- il linguaggio visivo dell’AI è riconoscibile: alla facile spettacolarità si accompagna una forma di idealizzazione dei soggetti. Infatti, quando le è richiesta un immagine realista, l’Intelligenza Artificiale propone molto spesso cromatismi, atmosfere e tratti somatici da pubblicità. I paesaggi e le persone sono abbelliti, da carta patinata, idealizzati.  Non a caso… artificiali.

Sino all’emergere di una (auspicata) diversa capacità visiva che meglio rifletta la realtà, le immagini tipiche di stile realista AI rappresentano ancora un’apoteosi del kitsch (2): tutto è edulcorato, ma non con lo zucchero… con una saccarina a buon mercato -bensì- che si accompagna ad un inconfondibile retrogusto. (3)


Con questa tendenza “naturale” dell’artificiale si è dovuto misurare con grande sforzo Yuval Nitzan, che ha realizzato le immagini di questo clip. (4) Nel mondo del tipo di AI adottata da Yuval, l’aspetto fisico naturale di una ragazza con le caratteristiche di Ruth non è contemplato, nè automaticamente ottenibile.

In quel mondo artificiale, le immagini realiste di un padre cinquantottenne con una figlia disabile, sono automaticamente quelle di una giovane modella seduta su una sedia a rotelle accanto ad un aitante padre che sembra uscito dalla reclame di una compagnia assicurativa o di un SUV di lusso. “Di istinto” l’AI non conosce uomini con la pancetta o ragazze con atrofie.


Così Yuval ha dovuto lavorare duramente per fare apprendere al meccanismo AI da lui adottato l’aspetto fisico di Ruth e Arik. Questo è avvenuto tramite l’inserimento nel sistema di quante più (comunque relativamente poche) immagini disponibili dei due soggetti e -soprattutto- di molte centinaia di immagini legate al mondo delle paralisi cerebrali e a quello dell’assistenza a disabili. Insegnare la realtà all’AI ha richiesto molto lavoro e ha ottenuto un moderato successo; tuttavia, senza tale sforzo, Yuval non sarebbe stato in grado di ottenere un risultato visivo in cui l’immagine -platonicamente contemplata dall’AI- di una ragazza disabile e di un padre cinquantottenne, potesse riflettere il più possibile i due soggetti, non travisandone il ricordo attraverso ridicoli, superflui abbellimenti.

Al momento, in assenza di una vera conoscenza di cos’è la bellezza interiore, l’AI è in grado di rappresentare solo la bellezza esteriore; anche questa in base a parametri predeterminati, scelti per riflettere i canoni estetici di questa o di quella cultura.


Nel caso del clip dedicato a Arik e Ruth, i problemi derivanti dalle confusioni o idealizzazioni visive AI è emerso anche nel caso di diverse gestualità e posture. Vale come esempio, tra le sfide affrontate durante la produzione, la rappresentazione dell’interazione fisica tra Arik e Ruth; in particolare dell’abbraccio forzato tra i due nel momento tragico della fuga. (4)

Come nel caso di diversi altri sistemi AI, anche nel caso di quello adottato da Yuval il principale archivio visivo di riferimento è costituito dall’oceanica massa di immagini accessibile in internet. Questa offre una vasta abbondanza di abbracci romantici tra coppie, per non parlar dell’abbondanza di materiale porno. Meno abbondanti sono invece le immagini di abbracci (e trasporto in braccio) tra un uomo e una teen-ager, che contengano quelle sottili distinzioni gestuali ed espressioni del viso -percepite ma non facili da descrivere verbalmente- che possano trasmettere inequivocabilmente la sensazione di un rapporto genitoriale sano, protettivo e non di altro tipo.


Oltre alla realizzazione con AI di sequenze che illustrano eventi non documentati, gli autori del clip/servizio hanno “applicato uno strato” di Artificial Intelligence anche a tutte le altre immagini originali utilizzate nel clip: sia del Festival, sia degli stralci di un’intervista condotta con le sorelle di Ruth. Ottima decisione. Questo “strato”, questo trattamento visivo, crea infatti avvicina le immagini “vere” a quelle “artificiali”, creando un’uniformità visiva che lega insieme materiali visualmente così diversi tra loro. Inoltre trasmette anche una sensazione di irrealtà nella rappresentazione di quanto, invece, era ed è purtroppo reale. Paradossalmente rende persino un po’ sognante e infantile l’atroce realtà.

Questo paradosso veicola un sottinteso messaggio: dopo il 7/10 è necessario talvolta rifugiarsi nel sogno di una Intelligenza Artificiale per poter sopravvivere all’incubo di una Follia, di una Barbarie Naturale. “Naturale” per Hamàs e per tutto il disumano male che la sua sottocultura rappresenta.


NOTE:

-------

(1) Il c.d. stato di “Shiv’àh”.

Il termine ebraico “Shiv’àh” (“sette”, in forma maschile) indica -oltre al numero- anche la settimana di lutto stretto che la tradizione ebraica impone a chi perde un parente stretto (genitore, figlio, fratello/sorella).

Nel corso della settimana di Shiv’àh la persona in lutto si astiene da qualsiasi attività ordinaria e “siede in casa”, oggetto delle attenzioni di chi lo circonda e di chi si reca a porgere condoglianze. La “settimana” è la prima di tre fasi temporali -Settimana / Primi 30 giorni / Anno- che accompagnano progressivamente la persona in lutto, con norme che segnano un percorso di elaborazione della perdita subita.

Secondo la tradizione ebraica, al termine dell’anno la persona in lutto non solo non ha più l’obbligo di osservarlo, ha bensì il dovere di non indulgere nel mettere in pratica le norme del lutto. La regola pratica per il ricordo del defunto, osservata attraverso un’azione da svolgere, si limiterà da quel momento alla commemorazione dell’anniversario della scomparsa.

La norma che impone di non indulgere nelle pratiche di lutto è in linea con il principio ebraico di scegliere, privilegiare e santificare innanzitutto la vita. Ove logicamente non è materialmente possibile limitare i sentimenti di una persona -e quindi anche la malinconia del ricordo di chi ci è caro- è però possibile tentare di evitare comportamenti pratici che rischiano di innescare o perpetuare una spirale depressiva. Questo non sottintende una rimozione totale, o una mancanza di rispetto nei confronti dello scomparso, dato che comunque permane la norma del ricordo e omaggio attraverso l’anniversario. Tuttavia intende sottolineare la necessità di guardare e andare avanti, essendo la vita un dono dato all’uomo dal Signore.

In merito allo stato di Shiv’àh, nel Progetto 710 v. anche la canzone Ma Avarekh.


(2) Il termine “Kitsch” -nato in Germania per definire una determinata estetica- è stato reso noto in Italia dal critico d’arte Gillo Dorfles, che nel 1968 pubblicò una delle sue opere più celebri “Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto”.

Per una definizione della categoria, v. la seguente definizione data dalla Treccani online:  https://www.treccani.it/vocabolario/kitsch/


(3) Anche il Progetto 710 si misura con l’influenza kitsch che parte delle immagini AI ha su canzoni quando sono presentate attraverso YouTube.

Infatti, di frequente, la Redazione incontra brani che -per i propri testi- si iscrivono bene nella finalità del Progetto, ma sono purtroppo accompagnate da immagini AI che degradano fatalmente il livello del brano stesso.


(4) Si veda un’interessante intervista con Yuval Nitzan, rilasciata a DemocraTV, rete televisiva online alternativa israeliana.


TRADUZIONE della trascrizione del parlato del servizio:

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[Nel filmato, stralci di intervista con Yamit e Ya’irt, figlie di Arik e sorelle di Ruth].


0:00 - (Mio padre) Comprava (a Ruth) tanti tipi di lucine e le appendeva alla sedia (a rotelle). O anche ombrellini carini, che la adornavano…


0:06 - Lei (Ruth) era sempre al centro dell'attenzione.

Vedere una persona che non poteva camminare, non poteva parlare, non poteva svolgere normali funzioni,

(e che tuttavia) ballava con tutti… come tutti… anche più bella di tutti…

Tutto questo faceva bene al cuore delle altre persone.


0:23 - Mio padre era il tipo più strano al mondo e mia sorella era ancora più strana.

(Gli altri) non sapevano bene come prendere tutto questo: un padre e una figlia che sono una sola persona.

[Musica]


0:38 - Ruth è nata durante la seconda guerra del Libano.

È nata con una paralisi cerebrale, un grave danno cerebrale,

e non poteva allineare le gambe; non poteva camminare.


0:48 - Sentiva musica dal mattino alla sera, tutta la notte, e dall'età di cinque anni ha iniziato una specie di percorso nel mondo della natura e della musica Trance.


1:03 [voce fuori campo di Ya’irit, sorellastra di Ruth] -

Mio padre ha iniziato a portarci, tutta la famiglia, ai party Trance e con gli anni mio padre e Ruth hanno iniziato ad andare da soli.

Andavano ogni settimana... roba da matti…

[Musica]


1:16 [Voce di Yamit] -

Penso facesse bene alle persone vedere una ragazza con disabilità, che in realtà non poteva fare nulla, (ma stava lo stesso) in mezzo alla pista da ballo, piena di persone che danzavano intorno a lei.


1:30 [Musica]

1:32 - Per loro i party erano una forma di rifugio.

Era l'unico mondo che accettava il diverso senza fare alcuna differenza.

Le feste hanno portato a Ruth non solo una (forma di) liberazione (dal proprio stato), ma una (vera e propria) felicità.


1:50 - Uno poteva dire a se stesso “Guarda un po’, SE LEI PUÒ… tutti possono".


1:58 [Musica]

2:01 - Al party nella natura Nova -che da una festa di felicità e pace è divenuto poi il più terribile massacro della storia- papà prese mia sorella in braccio.

(Altri) scapparono in una direzione; mio padre scappò nell'altra direzione.

I terroristi videro la debolezza di mio padre e di mia sorella e, invece di inseguire quelli che andavano nell'altra direzione, inseguirono mio padre e mia sorellae semplicemente… li massacrarono a sangue freddo.


2:29 - Hanno... ucciso due persone che... non potevano proprio farcela.

2:35 - (Infatti, mio padre) non poteva scappare, perchè non l'avrebbe mai lasciata!

Preferiva morire con lei piuttosto che scappare!


2:42 - Quei party erano la nostra fuga dal male… e così anche lei se n'è andata.

È fuggita dal male verso un mondo (dove) tutto (è) buono.


2:51 - Penso che chi (in realtà) ha dato la vita a mia sorella è stato mio padre; non i medici.

(Alla nascita) i medici le avevano dato due settimane di vita, (ma) lui le ha dato 17 anni.

17 anni in cui hanno vissuto insieme e sono morti insieme.

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