top of page
share

EIN NECHAMÀ (Non c’è consolazione)

  • Immagine del redattore: progetto 710
    progetto 710
  • 26 mar 2024
  • Tempo di lettura: 7 min

Aggiornamento: 15 mag 2024

In modo devoto ma pungente un cantautore ultraortodosso (corrente Breslaw) si rivolge a D-o, proseguendo una tradizione ebraica che non limitandosi all’obbedienza e alla lode, non esita anche a discutere e a patteggiare con l’Onnipotente.


AUTORE: ElaytTzur (Yaìr Elitzur)

STILE: Killing You Softly  |  Adrenalinico (S)  |

CATEGORIE: Shock, Lutto, Ansia  |  Rabbia & Confusione  |  Guardando Avanti  |

USCITA: 19/11/2023, giorno 43 di guerra e prigionia degli ostaggi


INTRODUZIONE:

—————————

ElaytTzur (Yaìr Elitzur) è un cantautore nato nel 1989, cresciuto nella cittadina di Rechovòt in una famiglia nazional-religiosa di origine persiana.

Piuttosto conosciuto come Rapper già in età adolescente, nello stesso periodo abbandona la tradizione ebraica e conduce una vita completamente laica.


All’età di vent’anni, tuttavia, nel corso del servizio militare, Yair inizia un percorso di ritorno alle tradizioni e a uno stile di vita marcatamente osservante delle stesse.

Stando a quanto racconta Yair, l’inizio di questo percorso venne fortemente influenzato dalla lettura del libro “BeGan HaEmunà” (Nel giardino delle fede) del Rav Shalom Arush, un Rav della corrente Breslaw, cui Yair si avvicinò divenendone discepolo. Alcune esortazioni del Rav Arush concludono questa canzone.


La corrente chassidica c.d. Breslaw prosegue gli insegnamenti di Rabbi Nàchman di Breslaw, un celebre saggio che visse nelle aree che oggi sono Ucraina, tra la fine del Sec. 18mo e inizio del 19mo. Gli insegnamenti di Rabbi Nachman mettono gioia, fede e anche un certo candore al centro dell’esperienza  ebraica. Questi tratti informano oggi la vita e la musica di Yair, che ha adottato il nome d’arte ElaytTzur.


Per stile, citazioni e precisione metrica, ma soprattutto per il modo sincero e diretto con cui ElyatTzur si rivolge al Signore, questa canzone avrebbe tutte le caratteristiche e il livello per entrare a far parte di una liturgia moderna, adottabile nelle sinagoghe, in particolare in coincidenza con momenti difficili o ricorrenze gravi come ad es. Tish’à BeAv (v. nota 4, dopo la traduzione della canzone).

Anche il modo pungente con cui il cantautore si rivolge a D-o, rientra ottimamente in una tradizione ebraica che, partendo da Abramo e passando da Mosè e i Profeti, non si limita all’obbedienza e alla lode ma non esita anche a discutere e a patteggiare con l’Onnipotente. Tutto all’interno di un perimetro di rispetto e amore, ma anche di timorosa audacia.


TRADUZIONE, NOTE e COMMENTI:

————————————————-

Tutte le strade sono vuote

non è un caso che tutti stanno in silenzio

Mi vergogno a cantare (proprio) adesso

mi sembra di esser matto


È menzogna e sfrontatezza

cercar le parole

che offrano una risposta

a questo o a quella.


Tutti cuori son spezzati

Sino a quando sarem quelli che seminano (1)

non con una lacrima (1)

(bensì) con tante lacrime e pure col sangue? (1)


Un popolo sacro (2) che sussurra

oh D-o, vendicami!

Ormai non c’è piu nessuna consolazione,

adesso (potrà esserci) solo Redenzione.


E se ti sei stufato di noi

attiraci a Te.

Non puoi in eterno

disdegnare la preghiera

del Tuo popolo. (3)


Ma un altro anno è passato

e il Messia ancora non è venuto

Misericordia per Sion,

quando risorgerà la città distrutta? (4)


Oh Signore, tutti quelli son tuoi figli

che senza Te vanno (a tentoni) nel buio!


Torneremo e “orsù cantiamo” (5)

risorgerà la fede

trova (6) una cura per l’animo dell’orfano e la vedova (7)

Al popolo di coloro uccisi (2) per Te

(e) magari fai rifulgere il Tuo volto verso di noi (8)

e (a Te) ritorneremo (9).


[Sullo schermo, sullo sfondo musicale:

“Non c’è consolazione”].


Il Buon D-o si è trovato costretto

(magari non fosse avvenuto…)

a mollar(ci) un ceffone…


Ed è perchè Tu sei un buon padre

e di notte

certo (anche) Tu piangi

con tutti i bimbi, le bimbe,

i padri e le madri.


Perciò si (e magari non fosse successo)

si, oh D-o, certamente è possibile

dato che Tu puoi tutto

e chi può mai dirTi cosa fare


perciò combatti forte

e vinci pure

riporta al più presto tutti a casa

dacci (un po’) di gioia


E senza alcun tormento

D-o per favore!

E allora di sicuro

sarà esaltato e santificato il Tuo nome (10)


e concediTi a noi

perchè Tu sei quanto auguriamo (a noi stessi)

e adesso non vi è più alcuna consolazione

solo Redenzione.


Perchè un altro anno è passato

e il Messia ancora non è venuto

Misericordia per Sion,

quando risorgerà la città distrutta? (4)


Oh Signore, tutti quelli son tuoi figli

che senza Te vanno (a tentoni) nel buio!


Torneremo e “orsù cantiamo” (5)

risorgerà la fede

trova (6) una cura per l’animo dell’orfano e la vedova (7)

Al popolo di coloro uccisi (2) per Te

(e) magari fai rifulgere il Tuo volto verso di noi (8)

e (a Te) ritorneremo (9).


[Sullo schermo, sullo sfondo musicale:

“Non c’è consolazione”].


[Registrazione della voce del Rav Shalom Arush] (11)

“Tutti devono venir fuori, ecco…

decidere che non ci interessa nulla di noi stessi

Dobbiamo piangere per il Popolo d’Israele

Pregare per il Popolo d’Ìsraele”.


[Sullo schermo, sullo sfondo musicale

e singhiozzi di pianto,

logo del brano: “Non c’è consolazione”].


NOTE e COMMENTI:

——————————

(1) Ref. Salmo 126. “Coloro che seminano in lacrime, raccoglieranno (poi) con giubilo” (Ps. 126:5).

Nel testo originale del Salmo, in ebraico, il termine “lacrime” è reso attraverso un singolare a significato collettivo “dim’ah” (lacrima); da cui il gioco di parole nel testo della canzone, in cui l’autore contrappone tante lacrime versate a una singola lacrima, aggiungendo inoltre il sangue a rafforzare il tutto.

Il Salmo 126 è “nella Hit Parade” dei salmi; orecchiato spesso anche da ebrei meno vicini alla liturgia, ma che, in qualche modo, frequentano una  comunità. Si tratta infatti del “Shir HaMa’alot”, salmo che vien fatto precedere alla recitazione cantata della Birkat HaMazòn, la preghiera di ringraziamento recitata e cantata dopo un pasto in cui si sia consumato pane.


(2) Contrapposizione tra due termini associati nella canzone al termine “popolo”, in ebraico “ ‘am”:

“Popolo sacro” vs. “Popolo di uccisi”.

Il primo binomio, Popolo Sacro, di santuomini, in ebraico “‘Am Kadosh” compare anche in altri testi quando si parla del Popolo Ebraico, in particolare in testi poetici e liturgici.

Il secondo binomio, invece, è specifico della canzone: Popolo di uccisi per te, in ebraico “ ‘Am HaArughìm ‘Aleikha”.

La contrapposizione è maggiore, dato il diffuso uso al plurale del termine “kadosh” (kedoshìm) che viene utilizzato anche per intendere “martiri”, ovvero ebrei uccisi “‘al kiddush HaShem” (lett.: per la santificazione del Nome, nel senso di Nome del Signore) espressione in uso per qualificare gli ebrei uccisi per il solo fatto di essere… ebrei, come ad es. nel caso delle vittime della Shoah, ma anche di frequente nei millenni prima.


(3) Ref. Salmo 80: “O Signore, D-o delle Schiere; fino a quando disdegnerai la preghiera del Tuo popolo?” (Ps. 80:5).


(4) L’immagine e la metafora della Città Distrutta, in ebraico “Ha’Ir HaCharevà” (e il sogno di ricostruzione della stessa) ricorre di frequente nella cultura ebraica. Questo in particolare -ma non solo- nei brani che vengono letti nella ricorrenza luttuosa di Tish’à BeAv (9 del mese Av). Questa ricorrenza ricorda disgrazie varie che hanno colpito il Popolo Ebraico nel corso dei secoli, ma in primo luogo la distruzione del Primo e del Secondo Santuario di Gerusalemme. Tish’a BeAv è la ricorrenza in cui, assieme alle c.d. Lamentazioni, si legge il Rotolo di Echà (parte degli Agiografi nella Bibbia) che illustra con dovizia di particolari e metafore la desolazione della Gerusalemme rasa al suolo dopo la distruzione dei due Santuari.


(5) Orsù cantiamo, in ebraico “nerannenàh”, in forma esortativa.

Ref. Salmo 95: “Venite, cantiamo al Signore, applaudiamo alla Rupe della nostra salvezza” (Ps. 95:1).


(6) In ebraico “tamtzì”; “trova”, ma anche esortativo per “inventati”, “vedi di tirar fuori”.

Nella scia del dialogo molto diretto, talvolta quasi “litigio” o sfrontata contrattazione, che da sempre intercorre tra l’ebreo e il Signore, a partire da Abramo in avanti.


(7) Nella Bibbia “l’orfano e la vedova” (in ebraico “yetòm ve-almanà”) sono i deboli per eccellenza. A questi due spesso si aggiunge -formando una vera e propria espressione/terzetto- “lo straniero” (in ebraico “gher”).

I tre rappresentano la categoria sociale da tutelare e non opprimere, sino a far divenire vera e propria Mitzwà (precetto) tale tutela.  Ad esempio, nel caso dei primi due, in Genesi 22:21-23 “Non opprimete la vedova e l’orfano…” (e versi seguenti); mentre nel caso dello straniero in diversi altri precetti, in primis attraverso l’inclusione dello straniero nei precetti di tutela-riposo dello Shabbàt, il Sabato.


(8) “Fai rifulgere il Tuo volto verso di noi”, in ebraico “taìr lanu panèkha”.

L’espressione deriva, con una leggera modifica, dal testo della Birkàt Cohanìm, la Benedizione Sacerdotale imposta dai Cohanìm (sacerdoti) alla congregazione.

Il testo della benedizione è declinato nella Bibbia (Numeri 6:22-27). Il verso specifico (il 23) che ha ispirato l’autore della canzone recita: “yaèr H. panaw elekha v-ichunneka”, “Faccia rifulgere il Signore la Sua faccia verso di te e ti conceda grazia”.


(9) E (a Te) ritorneremo, in ebraico “VeNashuva”.

L’espressione, in forma esortativa, si trova al termine del Rotolo di Echà (v. anche precedente nota 4). “Facci ritornare a te, o Signore; e ritorneremo” (Echà 5:21). Questo verso esortativo è presente in diverse parti della liturgia ebraica.


(10) Sarà esaltato e santificato il Tuo nome, in ebraico “Yitgadàl VeYitkadash Shimkhà”.

L’espressione è un evidentissimo riferimento al primo verso di uno dei brani centrali e più significativi della liturgia ebraica: il Qaddish.

Il primo verso del Qaddish, brano il cui testo è in aramaico, recita: “Yitgadàl VeYitkadash Shemè Rabbà ”, “Venga esaltato e santificato il Tuo grande Nome”.

L’intero brano è un’esaltazione del Signore e del Suo Nome. Anche il Qaddish “è nella Hit Parade” (v. nota 1) dei brani liturgici ebraici, probabilmente secondo solo al fondamentale “Shem’à Israèl”. Questo perchè il Qaddish, nonostante non contenga alcun riferimento alla morte, è stato anche adottato come brano che deve recitare chi è in lutto, o che viene recitato durante la periodica commemorazione di un defunto.

Non è perciò un caso che l’autore della canzone ha voluto citare queste specifiche parole all’interno di un brano musicale che esorta ad una “Teshuvà” -un esame di coscienza e ritorno alla fede e pratica delle tradizioni- ma che intende trasmettere anche uno straziante dolore per le vittime del 7/10 e della guerra.


(11) Per l’influenza che il Rav Shalom Arush -della corrente chassidica Breslaw- ha avuto sull’autore della canzone, si veda l’Introduzione alla stessa.

COntact us

Graduated Background
  • Instagram
  • Facebook
  • Twitter
  • YouTube
  • TikTok

Thanks for submitting!

  • Twitter
  • Instagram
  • Facebook

© 2024 by Progetto 710. Powered and secured by Pasquale Zambuto

bottom of page