SHUM DAVAR LO IFG’À BI (Nulla potrà farmi del male)
- progetto 710
- 5 ott 2024
- Tempo di lettura: 9 min
Aggiornamento: 24 dic 2024
Tre storie, tre destini, si incontrano a distanza di anni nella stessa canzone.
AUTORi: Testo: Erez Shtark e Yoram Chazan. Musica: Knessiàt HaSèkhel.
Cantano ‘Amit Man z"l e Yoram Chazan.
STILI: Killing You Softly | Ansiogeno.
CATEGORIE: Shock / Lutto / Ansia | Remakes |
USCITA: 13/11/2023, giorno 37 di guerra e prigionia degli ostaggi.
LINK al brano: https://youtu.be/lmKvcZR_kEA?si=enGg67ScjM_BqGhJ
INTRODUZIONE
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‘Amit Man, 22 anni, era una ragazza paramedico stanziata presso il Kibbùtz Bèeri.
Erez Shtark, 21 anni, era Ufficiale di Collegamento in Libano.
‘Amit amava cantare. Erez amava scrivere.
‘Amit venne uccisa il 7/10/2023 assieme a 1145 adulti e bambini trucidati da Hamas.
Erez morì il 4/2/1997, in uno dei maggiori incidenti della storia dell’IDF, l’esercito israeliano, assieme ad altri 72 soldati. (1)
Knessiàt HaSèkhel (La Chiesa della Mente) (2) è una delle maggiori rock band israeliane, nata nel 1990 a Sderòt, cittadina nel sud d’Israele.
33 anni dopo, il 7/10/2023, anche Sderòt verrà gravemente colpito dalla strage compiuta da Hamàs.
I destini di ‘Amit, Erez e Knessiàt HaSèkhel si intrecciano nella canzone e nel videoclip qui presentati.

Erez Shtark e Knessiàt HaSèkhel
Dopo la morte di Erez vengono trovati i taccuini nei quali il giovane aveva l’abitudine di scrivere riflessioni e poesie. In uno di questi emerge il testo sul quale è basata questa canzone.
Nel 2008, nell’ambito di un’iniziativa per la composizione di canzoni basate su testi lasciati da caduti (3), il gruppo Knessiàt HaSèkhel sceglie di comporre un brano basato sulla poesia “Shum Davàr” (“Nulla”) di Erez Shtark.
Yoram Chazan, solista e leader del gruppo, viene particolarmente colpito dalle parole lasciate da Erez. Il musicista conosce in prima persona il trauma che una famiglia subisce alla morte in guerra di un membro strettissimo. Nel 1982 infatti, quando Yoram era appena dodicenne, il fratello Zion rimase ucciso durante la Prima Guerra del Libano.
La melodia e il suo abbinamento con il testo nascono di getto, in modo quasi intuitivo. I membri del gruppo, ognuno attraverso il proprio strumento, sono empatici con il solista. Questi, componendo la canzone, si è riallacciato al proprio lutto personale, che non era stato ancora sufficientemente elaborato nel corso dei molti anni trascorsi dalla morte del fratello. (4)
In calce alle note: il primo videoclip della canzone, del 2008. (16)
Knessiàt HaSèkhel e ‘Amit Man
‘Amit era una ragazza piena di vita e che amava cantare. “Da bambina” racconta una delle sorelle “prendeva una spazzola -o una bomboletta di deodorante- e facendo finta fosse un microfono… dava spettacolo”. (5)
In effetti ‘Amit, era molto intonata e, crescendo, aveva sviluppato una voce calda e una seducente capacità canora. Non si era però mai orientata verso una possibile carriera musicale. Le bastava chiudersi nella propria camera, registrando se stessa mentre cantava di fronte al telefonino.
Il 7/10 anche ‘Amit era stanziata come paramedico presso il Kibbutz Beeri, uno dei luoghi teatro di alcune delle peggiori atrocità che segnarono quella tragica giornata. (17)
Udendo i primi spari, al mattino presto, ‘Amit si reca in fretta in ambulatorio, per essere pronta nel caso arrivassero feriti.
Dalla centrale del MDA, Magèn Davìd Adòm (la Croce Rossa israeliana) le dicono di poter tentare di venire ad evacuarla, ma ‘Amit si rifiuta di lasciare l’ambulatorio, dato che iniziano ad arrivare i primi feriti. (6)
Chiusa nell’ambulatorio ‘Amit mantiene il contatto con la famiglia lontana attraverso la chat WhatsApp di famiglia. Brevi chiamate, registrazioni e messaggi vengono scambiati nel corso di oltre sette ore. Tra assistenza a feriti e constatazioni di morte, ‘Amit descrive quanto accade intorno: gli spari, le esplosioni, le urla, i feriti che seguitano ad arrivare. Invia fotografie di sangue sul pavimento dell’ambulatorio. Nelle registrazioni è possibile sentire in modo distinto i rumori provenienti dall’esterno e gli spari. (6)

Sino alle ore 14:02 -quindi nel corso di ben sette ore e mezzo dall’inizio dell’attacco alla popolazione civile israeliana- oltre a descrivere quanto accade, la giovane implora aiuto. ‘Amit si chiede quando arriverà l’esercito a salvare lei e i suoi feriti. Le sorelle e la madre tentano di incoraggiarla, dicendole di resistere e che certamente gli aiuti arriveranno a breve.
Due minuti dopo i terroristi irrompono anche nell’ambulatorio, sparando all’impazzata.
Alle 14:05, parlando concitata, sullo sfondo di spari vicini, ‘Amit urla e chiede perdono alla madre e alle sorelle. (7) Riferisce, piangendo, di essere stata ferita alle gambe. “Mi sono addosso” urla.
Ancora uno sparo e la conversazione si interrompe.
La madre e la sorella Mary ascoltano in diretta la morte di ‘Amit. (6) (8)
L’esercito non è ancora arrivato. (9)
Nei telefonini dei famigliari, assieme alla testimonianza delle ultime ore angosciose di ‘Amit, sono rimaste le registrazioni delle sue canzoni. Tra queste una in cui ‘Amit, nella propria divisa da paramedico canta Shum Davàr, con voce delicata ma decisa e senza alcuna base musicale di sfondo. Netto voce.

Knessiàt HaSèkhel riceve questa registrazione. Il gruppo -scosso- la rielabora, sovrapponendo la voce di ‘Amit alle proprie basi musicali e alla voce del solista Yoram Erez.
Dopo una notte passata in studio di registrazione, il gruppo porta ad ascoltare la rielaborazione della canzone alla famiglia. In termini emozionali il risultato è devastante. Ancora di più lo è il videoclip che il Canale Televisivo 13 produce alcuni giorni dopo, unendo alla rielaborazione anche altre immagini di ‘Amit, dell’ambulatorio di Beeri devastato e di schermate di messaggi scambiati il 7/10.
Le storie si intrecciano. Il passato è presente.
A distanza di ventisette anni da quando Erez annotò le parole sul proprio taccuino, il dolore della sua famiglia si intreccia con il trauma della famiglia di ‘Amit e con il peso che Yoram porta dentro di se da ancora più anni.
A distanza di quarantadue anni da quella Prima Guerra del Libano, in cui fu ucciso il fratello del compositore e solista -e a distanza di ventisei anni dalla morte di Erez Shtark mentre si recava in Libano per combattere- il 7/10, in cui viene uccisa ‘Amit, porterà ad una escalation che comprenderà anche la Terza Guerra del Libano, iniziata proprio nei momenti in cui viene scritto questo post, mentre l’orecchio è teso ad seguire i notiziari.
Seppur nella sua unicità, il 7/10 conferma quindi di essere solo un ulteriore attimo di un difficile presente, in cui Israele vive dalla propria nascita e il Popolo Ebraico da secoli.
Traduzione, NOTE e COMMENTI:
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Titolo iniziale in sovraimpressione:
‘Amit Man z”l (10) e Knesiàt HaSèkhel - Nulla potrà farmi del male
(Voce registrata di ‘Amit Man z"l)
Nulla potrà farmi del male (11)
nulla
Non una donna,
non un proiettile di terroristi
nulla
Perché così ho giurato a mio fratello, mia sorella
ai miei genitori.
E ho pianto di notte
e mi sono preoccupata di giorno
Perché temevo che qualcosa
avrebbe fatto del male ai miei genitori
E la voce di mio padre
mi risuona nella testa da anni
Sullo schermo: scambio di messaggi tra ‘Amit e una delle sorelle, la mattina del 7/10/2023 (12)
(Voce di Yoràm Chazàn)
Se ti dovesse succedere qualcosa (13)
Non avrei motivo di vivere (14)
Non avrei motivo di arrivare a domani
Non avrei motivo di vivere
Non avrei un domani
Se state qui in piedi intorno a me
Evidentemente non ho mantenuto
la promessa
Mi dispiace, davvero (15)
Mi dispiace, davvero
Mi dispiace, davvero
(Voce registrata di ‘Amit Man z"l, cui si sovrappone Yoram Chazan)
Nulla potrà farmi del male (11 )
nulla
Non una donna,
non un proiettile di terroristi
nulla.
NOTE e COMMENTI:
(1) Nel corso degli anni successivi alla Prima Guerra del Libano (Estate 1982) viene creata la c.d. Striscia di Sicurezza. La Striscia era un territorio nel Sud del Libano occupato dall’IDF e dal c.d. Esercito del Sud del Libano, una milizia armata e sostenuta da Israele, composta principalmente da Cristiani Maroniti, Mussulmani Sunniti e Drusi. La milizia rimane operativa sino al ritiro dell’IDF dal Striscia, avvenuto nel Maggio del 2000.
Negli ultimi anni prima del ritiro, il trasferimento di truppe via terra da Israele alle postazioni militari nella striscia diviene particolarmente pericoloso, a causa di frequenti ordigni collocati ai bordi delle strade principali. IDF decide perciò di trasportare le proprie truppe principalmente via aria, con grossi elicotteri.
È in questo contesto che il 4 Febbraio 1997 avviene quella che verrà chiamata Asòn HaMasokìm (La catastrofe degli elicotteri) un incidente che vede coinvolti due elicotteri precipitati al confine tra Israele e il Libano. L’incidente provoca la morte di tutti i 73 uomini a bordo, soldati e piloti.
(2) Il nome del gruppo è ispirato ad un concetto esposto nel celebre libro di Robert Pirsig Lo Zen e l’Arte della manutenzione della Motocicletta.
(3) ‘Od me’at naafokh LeShìr (Fra poco diverremo canzone) iniziativa musicale promossa dalla popolare stazione radio Galei Tzah’al, la stazione radio dell’IDF. Tra il 2013 e il 2001, nell’ambito delle numerose iniziative per la rimembranza annuale dei caduti, Galei Tzah’al proponeva a musicisti di fama la produzione di brani musicali basati su testi o poesie lasciate da caduti.
Nell’ambito dell’iniziativa, sono state pubblicate numerosi brani divenuti nel tempo canzoni di successo.
(4) v. servizio su Erez Shtark e la canzone, prodotto dal Dipartimento per le Commemorazioni dell’IDF. https://youtu.be/y8iVplsQveE?si=ll4-9ThQRoFSdNhZ
(5) v. servizio prodotto dalla Rete TV 13 sulla storia di ‘Amit e della canzone. Canale YT del MDA, Magèn Davìd Adòm (La Croce Rossa israeliana). https://youtu.be/qpOBVs15_Ho?si=nWbkMbZFPXvJUY-3
(6) v. Servizio prodotto dalla Rete Nazional Kan 11, con testimonianze riguardanti il lavoro svolto da ‘Amit nell’ambito del MDA, la sua sorte la mattina del 7/10, messaggi WhatsApp e immagini recuperate dalle telecamere GoPro trovate sul corpo di terroristi uccisi. https://youtu.be/koLS_Cs0CdE?si=Jc1kWRyO7-lqErSZ
(7) v. servizi di cui alla nota (5) (6) e (8): ‘Amit chiede perdono per non aver ascoltato le implorazioni dei famigliari che le chiedevano di mettersi in salvo all’inizio dell’attacco, anziche andare a presidiare l’ambulatorio in attesa di feriti.
(8) v. Servizio prodotto dalla Rete TV 13, con raccapriccianti registrazioni di brani di telefonate tra ‘Amit e la sorella Lior nel corso della mattina del 7/10 e testimonianza della sorella stessa. https://youtu.be/koLS_Cs0CdE?si=Jc1kWRyO7-lqErSZ
(9) L’inefficienza e incredibile incapacità dell’esercito israeliano nel corso del 7/10 -e del governo del paese nello stesso giorno e nelle settimane successive- sono motivo di shock in tutto il paese.
Alla data di redazione di questa nota, esattamente un’anno dopo il 7/10, la guerra è ancora in corso. Questo costituisce il motivo -o la scusa, a seconda delle opinioni- per le quali non è stata ancora costituita una Commissione d’Inchiesta ufficiale che faccia luce sulle dinamiche, motivi e inefficienze emersi nel corso del 7/10.
(10) z”l è acronimo acronimo dell’espressione “Zichronò Livrachà” (il suo ricordo sia di benedizione). Si pronuncia: “zal”. È uso aggiungere questo acronimo dopo il nome di una persona defunta.
Nel caso di ‘Amit, al femminile: “Zichronà Livrachà”.
(11) Letteralmente in ebraico le parole sono “Lo ifg’à bi” (non mi colpirà), ma “non mi farà del male” ci sembra renda meglio il senso.
(12) Testo dei messaggi visibili sullo schermo: (*)
‘Amit:
Sono tornati
Ci attaccano
‘Amit:
Pregate per noi per favore
Lior: (una delle sorelle)
Cosa significa?
sei….. ?
‘Amit:
I terroristi
Sono qua, arrivano da noi
‘Amit:
Sono qui (i terroristi)
Non penso ne uscirò
Per favore siate forti se mi succedesse qualcosa
Lior:
‘Amiiiit
‘Amitush, vita mia (**)
(*) Testi e frammenti di testi visibili nel videoclip della canzone.
Nel servizo di cui alla nota (6) è riportata una quantità molto significativa di messaggi scritti e vocali, scambiati tra ‘Amit e i famigliari.
Il materiale mostrato e udibile, di prima mano, ha valore documentario estremamente alto e -al contempo- una capacità d’impatto emozionale estremamente forte.

(**) Nell’intestazione dei messaggi ‘Amit è etichettata “ ‘Amitush”. L’aggiunta della desinenza “-ush” ad alcuni nomi ha valore diminutivo vezzeggiativo.
“La nostra ‘Amitush” è anche quanto inciso sulla lapide posta sulla tomba, visibile verso la fine del vidoclip della canzone.
Sulla lapide figura anche il simbolo del MDA e vengono sinteticamente riportate le circostanze dell’eroica fine della ragazza.
In relazione all’opera prestata da ‘Amit, sino al suo ultimo momento, figura la citazione “Chi salva una vita è come salvasse un mondo intero” (Mishnà, Sanhedrìn 4:5).
Queste parole sono la sintesi di un’argomentazione leggermente più lunga, riportata nella Mishnà (Sanhedrìn 4:5). È tra le frasi iconiche più conosciute della tradizione ebraica, utilizzata per esprimere il valore della vita e il concetto di unicità di ciascun essere umano.
(13) In ebraico: Im ikrèh lehkà màsheu (se ti succedesse qualcosa).
In italiano il dativo “ti” ha valenza sia maschile, sia femminile. In ebraico, invece, può avere la forma maschile (lekhà) o femminile (làkh). La pronuncia è diversa, ma la scrittura dei due termini è la stessa, in quanto i segni dell’alfabeto ebraico non contengono vocali.
Il testo originale della poesia di Erez Shtark va evidentemente pronunciato al maschile -lekhà- ma la scrittura vale perfettamente anche per ‘Amit: làkh.
Il segno grafico non fa distinzioni. Anche in questo caso due destini, uno maschile, l’altro femminile, si intrecciano e sovrappongono.
(14) Letteralmente in ebraico Èin li tà’am LaChàim (Non avrei gusto -senso- per la vita).
(15) Letteralmente in ebraico Mitzta’èr, bechayài (Mi dispiace, sulla vita mia).
Bechayài è una espressione di molto comune, usata colloquialmente per accentuare, enfatizzare o confermare altro contenuto presente nella frase. Una forma di “Te lo giuro… ti assicuro!”.
Qui però l’espressione esprime un paradosso, come a a dire “Giuro sulla mia vita di rammaricarmi di non aver mantenuto la promessa. Giuro sulla mia vita che mi dispiace di esser morto”.
(15) Il primo videoclip della canzone, del 2008.