STÀM (È inutile)
- progetto 710
- 17 dic 2024
- Tempo di lettura: 13 min
Aggiornamento: 8 gen
Israele è un'isola di Occidente in un mare di Medioriente?
O forse è solo un’isola di diniego mentale?
Il 7/10 arriva una risposta da Sderòt, cittadina emarginata della periferia.
AUTORI: Kobi Oz e Teapacks.
STILE: Killing You Softly | Grotesque.
CATEGORIE: Rabbia o Confusione | Remakes.
USCITA: 04/10/2024, giorno 363 di guerra e prigionia degli ostaggi.
LINK al brano: https://youtu.be/26EI4-X2Hbo?si=IxYdgh7ymNjswymL
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INTRODUZIONE
La canzone inizia a 01:20 del filmato YouTube >>>
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SDERÒT:
• Sderòt, 36mila abitanti, è una cittadina a circa un km dal confine Nord-Est della Striscia di Gaza.
A partire dal 2000 è divenuta uno dei maggiori bersagli delle migliaia di razzi, missili e colpi di mortaio sparati da Gaza verso Israele.
• Quando a Sderòt suona l’allarme -se suona- vi sono 15 secondi per mettersi al riparo. Prima che sia possibile trovar rifugio -se ve n’è uno a portata di mano- il razzo o il mortaio hanno già colpito.
• Fondata nel 1951, negli anni delle grandi immigrazioni e fughe di ebrei provenienti dai paesi arabi, Sderòt è uno dei simboli della c.d. “Seconda Israele”. Questo termine rappresenta e riassume sia significative differenze socioeconomiche all’interno del Paese, sia i divari occupazionali e culturali che separano la zona centrale d’Israele, più agiata e ben servita, dalle periferie Nord e Sud, meno privilegiate. (1)

• Il 7/10/2023, dopo un intenso lancio di razzi e colpi di mortaio, diecine di terroristi hanno attaccato Sderòt setacciandone le strade a colpi di mitra e razzi anticarro, mentre i civili si asserragliavano nelle proprie case.
Una sanguinosa battaglia di 24 ore si è conclusa con il massacro di 50 civili inermi, l’uccisione di 20 poliziotti e la distruzione di alcuni edifici, tra cui la locale Stazione di Polizia. Questa era, per Hamàs, un obiettivo primario da conquistare, in quanto simbolo istituzionale. (2)
"STAM" e il suo CONTESTO nel corso degli anni:
Accanto alle sue complessità sociali -e nonostante queste- Sderòt è anche un fertile laboratorio musicale. Autori di talento e complessi di successo hanno iniziato il proprio percorso creativo nella cittadina. (3)
Kobi Oz e la band Teapacks , di cui Kobi è leader, sono tra questi. (4)
La tensione tra la realtà quotidiana e la creatività musicale di Sderòt è ben rappresentata nell’interessante film-documentario “Rock in the Red Zone”, di Laura Bialis (2018).
Ne raccomandiamo la visione in rete. Ove però non fosse accessibile in versione completa, anche solo le immagini e i suoni del trailer qui accanto, consentono di cogliere bene la tensione tra la creatività di Sderòt e le sue numerose complessità.
Inoltre, per percepire quest'ultime, raccomandiamo la visione di "Sritòt", delicatamente affilato cortometraggio di Dario Sanchez (2021), accessibile e commentato alla nota (1) in calce.

La canzone “Stam” (È inutile) esce nel 1997 all’interno del disco “Neshikà LaDòd” (Un bacio a Zio) ed è divenuta uno dei brani più popolari dei Teapacks. Come molte canzoni di Kobi Oz, Stam narra la realtà mediandola attraverso ironia, umorismo e senso dell’assurdo.
A dispetto della generale vena umoristica del testo, tuttavia, la melodia di questo brano è piuttosto malinconica. Attraverso questa malinconia si intravede un paese -Israele- che, pur caratterizzato da uno spirito diretto e concreto, tende tuttavia a rifugiarsi mentalmente in uno stato di “Rimozione” (5).
Rimozione? Diniego mentale?
È plausibile... Israele, infatti, ha talvolta la tendenza a raccontar belle favole a se stessa. Come quella del ritornello del brano Stam:
“È inutile, non è mica vero... non viviamo mica in Medio Oriente…”
In effetti Israele, sotto molti aspetti, è un’isola di Occidente in un mare di Medio Oriente: democrazia… l'alto valore attribuito all’individuo e alla vita… le radici culturali europee dei pionieri e dei fondatori… l’imprenditorialità High Tech… la normalità del sentir per strada numerose lingue occidentali… e molto altro.
La rimozione però consiste -rinchiudendosi troppo al centro dell’isola- nel dimenticare che intorno a questa vi è un mare. E che nel mare non mancano i pescecani.

Sta di fatto che la speranza in un “Nuovo Medio Oriente” (6) ha influenzato per anni sia cardinali decisioni politiche di Israele -ad es. gli Accordi di Oslo del 1993- sia visioni e divisioni interne, ricollegabili a queste stesse decisioni (7).
Ha così preso forma, negli anni, una parte della società israeliana fermamente convinta - a) che non manchino le possibilità di dialogo e accordo con i palestinesi e - b) della centralità di una soluzione con quest’ultimi, quale chiave indispensabile per soluzioni pacifiche con tutti i paesi del Medio Oriente, senza eccezioni.
Non è compito del Progetto 710 giudicare -su un piano politico- se queste posizioni sono state -e sono ancora- ingenue o realistiche, mature o irresponsabili, salvatrici o suicide.
Su un piano emozionale, invece, il Progetto azzarda un’ipotesi: in esse -in particolare nell'ambito del settore c.d. “laico”- era avvertibile un inespresso desiderio di “fede”. La necessità di soddisfare, in modo alternativo, un inconsapevole bisogno di religiosità. Questo bisogno emerge anche oggi, in questo e in altri ambiti (8)

Giudizi e ipotesi o meno, non si può però ignorare una incontestabile realtà: il 7/10 ha rappresentato un terremoto anche per quella parte degli israeliani da sempre convinta che sono sempre a portata di mano ampie possibilità di accordo con la controparte palestinese, se solo Israele volesse coglierle... Se solo Israele di desse seriamente da fare in tal senso... O se solo si ritirasse da tutti i territori occupati nel 1967...
Un terremoto destabilizzante. Infatti, anche quella parte, più fiduciosa e disponibile, ha subito un trauma e -di conseguenza- è oggi politicamente più indecisa.
Il 7/10 la pone di fronte alla necessità di trovare un equilibrio tra convinzioni politiche di anni e una realtà che si è rivelata più crudele di qualsiasi aspettativa.
Perciò, molti si chiedono come porsi -e in cosa credere- dopo aver constatato che i militanti di Hamàs e i civili Gazawi penetrati in Israele il 7/10/2023 non hanno fatto alcuna distinzione tra israeliani aperti al dialogo e “falchi”; tra l’abitante del kibbùtz laico, “impegnato e di sinistra” e quello di una Sderòt, tradizionalmente roccaforte delle destre e partiti religiosi.

Il censimento delle vittime, infatti, lo indica chiaramente: Hamàs e i Gazawi al seguito, hanno indistintamente visto in ogni israeliano -anche nel più coinvolto nella società palestinese- solamente un yehùd, un ebreo da massacrare.
Esempio estremo di questa realtà è la tragica storia di Vivian Silver z"l presentata alla nota (9).
Ma non solo: il 7/10 anche arabi mussulmani sono stati indistintamente massacrati in quanto israeliani.
Una risposta a questi dilemmi, per ora non arriva nemmeno dalla società palestinese che non si trova a Gaza. Questo purtroppo alla luce del giubilo nella West Bank che ha accompagnato la notizia del 7/10, e del drammatico aumento di popolarità di Hamàs all’interno di quegli stessi territori. Non si dimentichi infatti che questi non sono governati da Hamàs, ma sono bensì sotto l’Autorità Nazionale Palestinese, in genere considerata più moderata e vincolata dagli Accordi di Oslo.
La consapevolezza passa dal sarcasmo:
In ogni caso l’ironia amara di Stam non investe solo le cardinali questioni legate al conflitto tra palestinesi ed ebrei, o tra Israele e gli stati arabi che lo circondano.
Kobi Oz, infatti, osserva con sarcasmo prima di tutto la società israeliana.

Molte dinamiche socioculturali interne a quella società, non sono fondamentalmente cambiate negli anni. Perciò Oz irride -allora e oggi- a 360 gradi: punzecchiando sia l’intellettualismo laico -affettato e un po’ elitista- di Tel Aviv, sia la religiosità istintiva, che può sconfinare in superstizione, di Sderòt o centri simili. Kobi accenna con ironia sia alla supponenza dei commentatori televisivi, sia alla verbosità vuota dei politici che offrono facili soluzioni.
Ma, alla fine, anche il sorrisetto ironico sparisce, perchè “dai troppi fiori non si vede più la tomba” e “dal troppo pianto abbiam finito il riso”.
Questo brano -pur scritto nel 1997- è molto rilevante anche oggi. Ancor più in questo nuovo arrangiamento.
Kobi Oz, tuttavia, ratifica (10) amaramente una modifica al testo originale, piccola ma molto significativa: al termine del brano, due ripetizioni del ritornello sentenziano chiaramente:
“È inutile, invece sì che è vero
sì viviamo proprio in Medio Oriente…”
L'ARRANGIAMENTO qui presentato:
Nell’ambito del’ottimo Progetto IndieCity 2024 (11) Kobi Oz e alcuni membri dei TeaPacks tornano a Sderòt. Questa volta si trovano ad eseguire Stam di fronte allo spazio vuoto dove solo un’anno prima si trovava la Stazione di Polizia, il luogo che ha visto la parte più sanguinosa della Battaglia di Sderòt. (2).
La registrazione è preceduta da un breve dialogo tra Kobi e alcuni ufficiali della polizia locale, sopravvissuti ai combattimenti. Come Oz questi sono ancora increduli. Non riescono a convincersi sia vero quanto accaduto.
In questo articolo, la traduzione del dialogo (un’ottantina di secondi) precede la traduzione del testo della canzone.
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Il presente arrangiamento, post 7/10, è più modesto e malinconico rispetto a quello originale del brano, musicalmente più vivace e scherzoso. Un nastro giallo è legato alle chiavi del basso che accompagna Kobi Oz durante l'esecuzione (12).
La versione del 1997, è presentata in calce, alla nota (13).
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Traduzione, NOTE e COMMENTI:
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Conversazione tra Kobi ‘Oz e ufficiali della Polizia, prima della canzone. (80”):
Ufficiale di Polizia: Qui abbiamo perso amici, fratelli… siamo tutti come una sola famiglia. Semplicemente…. è come aver perso la casa. Ancora oggi, passare di qui ti fa accapponare la pelle. Vedere questa assenza… vedere questo spazio vuoto…
Ufficiale del Mishmàr HaGvùl (14): Per ognuno di noi… è come un buco nel cuore… Bisogna che tutti capiscano che non è possibile che una cosa del genere accada di nuovo… non è possibile…
Kobi ‘Oz: …Come tante altre cose in questo paese… Non credevo fosse possibile… Non riuscivo a credere che non si trattasse di una presa in giro… Uno scherzo… Forse un’esercitazione… Come dire… era difficile credere che stesse davvero succedendo qualcosa del genere…
Per questo motivo penso che qui sia giusto cantare “Stam”, che è una canzone che dice che… che noi crediamo di non stare in Medio Oriente… che tutto va bene…
Ma poi, tutto d’un tratto, quando guardi il Telegiornale ti dici… Ehi, wow! Come dire… forse tutto questo è solo una gran presa in giro… Forse è qualcosa che non è… Forse non è vero…
Ufficiale di Polizia: Ancora non riusciamo a dire… che una cosa del genere è davvero successa… Stiamo provando a risvegliarci da quest’incubo
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TRADUZIONE del testo della canzone (v. 2024)
Dalle troppo lacrime la vista si confonde
da così tanti adesivi non si vede più la porta
dalle troppe candele non si vede quanto è buio
dai troppi bigliettini non si vede più il Muro Occidentale… (15)
Dalle troppe canzoni non si sente la voce
dalle troppe risposte non ci ferma più per chiedere
dai troppi colpevoli non ricordiamo più qual’era il crimine
dai troppi dieci non si vede neanche un nove.
È inutile, è semplicemente tutta
una gag presa da qualche vecchio film
È inutile, non è mica vero
non viviamo mica in Medio Oriente…
Dal troppo cinismo non ci son più sentimenti
da troppe cose al contrario son finite quelle dritte
dal troppo “artistico” non esiste più una forma
dalle troppe metafore non si capisce neanche un verso…
Dai troppi ponti non si vede dov’è il passaggio
dalle troppe storie non si sa cosa è stato
dal troppo commento non si sa cosa è successo
dalle troppe strade (16) qui non si vede la destinazione (17).
È inutile, è semplicemente tutta
una gag presa da qualche vecchio film
È inutile, non è mica vero
non viviamo mica in Medio Oriente…
Dalle troppe frasi non si sente il messaggio
dalle troppe cure non si vede la frattura (18)
dai troppi confini non si vede il recinto
dalla troppa amicizia (19) non mi è rimasto neanche un amico (19)…
Dalla troppa giustizia non si vede la legge
dalla troppa vicinanza non esiste più la distanza (20)
dai troppi pompieri ci siamo dimenticati cosa sta andando a fuoco
dal troppo camuffarsi ci siam dimenticati di nasconderci.
È inutile, è semplicemente tutta
una gag presa da qualche vecchio film
È inutile, non è mica vero
non viviamo mica in Medio Oriente…
È inutile, è semplicemente tutta
una gag presa da qualche vecchio film
È inutile, invece sì che è vero
sì viviamo (proprio) in Medio Oriente…
(Recitativo)
Dai troppi inizi non si sa cosa è finito
dalle troppe elegie funebri si dimentica cosa è rimasto
dalla troppa gratificazione (21) non riusciremo a riempire l’assenza
dai troppi fiori non si vede più la tomba…
Dal troppo agro non si sa cosa è dolce
dal troppo pianto abbiam finito il riso
dalla troppa realtà è come stare in un film (22)
dal troppo rumore non abbiam quiete (23).
È inutile, (etc.) x2 con la modifica No/Sì.
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NOTE e COMMENTI:
(01) Progetto 710 raccomanda la visione del cortometraggio documentario Sritòt (Graffi), 2021, 10 min. Questa breve opera, realizzata con talento dal videomaker Dario Sanchez, presenta la storia del giovane maestro Daniel Della Rocca.
In passato, Daniel ha combattuto a Gaza e ne è tornato con dubbi e domande. "Per chi sto qui a combattere?". In cerca di risposte, il giovane -pur cresciuto nel Centro agiato d'Israele- decide di andare a lavorare come maestro elementare nella periferica e disagiata Sderòt, espressione concreta della "Seconda Israele".
Attraverso immagini della cittadina e dialoghi tra Daniel e il piccolo alunno David, è percepibile la complessità di Sderòt e della sua popolazione.
"Sderòt è una città in attesa". In attesa del prossimo razzo, del prossimo allarme, del prossimo posto di lavoro. In attesa di essere presa in considerazione.
Prima del 7/10, infatti, ad ogni sirena anche gli abitanti di Sderòt gridavano che a Gaza stava crescendo una grave minaccia. Ma le sirene di Sderòt erano troppo lontane da Tel Aviv e Gerusalemme per essere sentite e -quando udite- quella popolazione bersagliata non contava abbastanza...
(02) La battaglia per la Stazione di Polizia di Sderòt, momento per momento, nel sito 7/10 a 360º della Rete TV Nazionale Kan 11.
(03) Nasce a Sderòt anche l’ottima band Knessiàt HaSèkhel (La Chiesa della Mente).
Questa è presente nel Progetto 710 con il brano Shùm davàr lo ifgà bi (Nulla potrà farmi del male).
(04) Kobi Oz: https://en.wikipedia.org/wiki/Kobi_Oz
Teapacks: https://en.wikipedia.org/wiki/Teapacks
(05) Una sintetica definizione di “Rimozione”:
In psicoanalisi, la rimozione è un meccanismo psichico inconscio che allontana dalla consapevolezza del soggetto (Vaillant G.E., 1992), nel senso quasi fisico del termine, quei desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e intollerabili dall'Io, e la cui presenza provocherebbe ansia ed angoscia.

(06) Il “Nuovo Medio Oriente” (in ebraico HaMizràch HaTickhòn HeChadàsh) è anche il titolo di un libro di Shim’on Peres pubblicato nel 1993.
L’espressione “Nuovo Medio Oriente” è anche divenuta sinonimo di un’ipotesi di pace tra i diversi attori mediorientali, cui giungere attraverso una collaborazione basata su interessi reciproci e su una crescita economica a beneficio dei partecipanti a tale ampio progetto.
(07) Nel Progetto 710, v. anche l’Introduzione al brano Haìm Ned’à LeHiwalèd Shuv MiChadàsh (Sapremo di nuovo rinascere?).
(08) In tal senso, in termini liturgici, si veda anche il brano Porchìm LeShuvàm, nell’ambito del Progetto 710.
(09) In merito alla crudele mancanza di distinzione tra israeliani “buoni” e “cattivi” da parte di Hamàs e dei Gazawi al seguito, è esemplare la tragica storia di Vivian Silver z"l.

Vivian (1949-2023), leader di movimenti per i diritti umani e in particolare per la collaborazione sociale tra palestinesi e israeliani, era estremamente coinvolta, in prima persona, nel supporto alla popolazione palestinese residente a Gaza. Anche per questo Vivian si trasferì nel 1990 a vivere a Bèeri, kibbùtz ai confini con la Striscia.
Il 7/10 Vivian fu uccisa -nel corso dell’attacco perpetrato dai terroristi- e alla sua casa venne appiccato il fuoco.
Nei primi giorni dopo l’assalto, si ritenne che Vivian facesse parte del gruppo di persone rapite dai terroristi e imprigionate a Gaza. Questo alla luce della totale mancanza di tracce o di segni di vita, tranne alcuni ultimi messaggi WhatsApp del 7/10.
Ci vollero cinque settimane -e complesse analisi scientifiche- per accertare che i pochi e indistinti resti di Vivian si trovavano in realtà nella sua casa bruciata, a Bèeri.
Nel Progetto 710 troviamo ulteriori storie e canzoni legate al Kibbùtz Bèeri, quella della ragazza paramedico ‘Amit Man, o anche l'Elegia di Bèeri.
(10) La piccola ma significativa modifica al ritornello inizia talvolta a farsi sentire negli ultimi anni.
La troviamo ad es. qui, nel bootleg di un’esecuzione dal vivo del brano all’Anfiteatro di Cesarea.
(11) L'ottimo progetto musicale Indie City 2024 viene ricordato nel Progetto 710 anche alla nota (3) della pagina dedicata al brano Haìm Ned’à LeHiwalèd Shuv MiChadàsh.
• Pagina FB di Indie City: https://www.facebook.com/IndieCity.Live
• Canale YouTube: https://www.youtube.com/@IndieCity

(12) Nelle immagini del videoclip qui presentato, si noti il nastro giallo annodato alle chiavi del basso elettrico che accompagna Kobi Oz. Il nastro giallo è uno dei simboli dell’attivismo per la liberazione degli Ostaggi prigionieri di Hamàs.
Il bassista, inoltre, indossa una maglietta azzurra con il nome Tzàchi ‘Idàn, uno degli Ostaggi prigionieri a Gaza.
Al momento della redazione di questa nota -440 giorni dopo il 7/10- sono ancora prigioniere di Hamàs 101 persone -adulti e bambini, ebrei e non- tenute in condizioni inumane.
Qui a fianco vediamo Tzachi. L’età indicata nell’immagine “ufficiale” è anni 49. Nel frattempo, alla data di compilazione di questa nota, ha da tempo compiuto 50 anni.
(13) La versione originale della canzone Stam, pubblicata nel 1997 dai Teapacks, musicalmente più vivace e scherzosa.
(14) Mishmàr HaGvùl (in ebraico, letteralmente, Guardia di confine): corpo di Polizia, con addestramento e mezzi semi-militari, preposto a operazioni di sicurezza all’interno del Paese, a fronte dei cittadini dello Stato d’Israele ove necessario.

(15) Il Muro Occidentale (HaKòtel Hama’aravì, o colloquialmente, HaKòtel) è uno dei pochi resti del Sacondo Grande Santuario di Gerusalemme, distrutto dai Romani nell’anno 70 dell’Era Volgare. In Italiano è spesso impropriamente chiamato “Muro del Pianto” (“Wailing Wall”, in Inglese).
È nota la tradizione di inserire bigliettini, o addirittura intere lettere, tra le grandi pietre del Muro. È ragionevole supporre che i biglietti contengano invocazioni e sfoghi personali.
Va sottolineato comunque che -in ambito ebraico- non si tratta di una Mitzwà, un precetto canonizzato, bensì di una folcloristica tradizione che spesso assume valenze di superstizione.
Per maggiori informazioni e per note sulle origini della tradizione:
(16) In ebraico “Drachìm” (letteralmente “strade”, ma per traslato anche “modalità, modi di fare”).
(17) In ebraico “lo roìm matarà po” (non si vede il bersaglio, qui. Ove matarà -bersaglio- per traslato significa anche “scopo” o “destinazione”.
(18) In ebraico “Shèver” (rottura, frattura. Come in altre lingue, sia con il significato di frattura ossea, sia di frattura sociale).
(19) Nel testo ebraico “Yedidùt” (amicizia) e “Chavèr” (amico).
I due termini hanno sottintesi diversi. Yedidùt deriva da Yadìd, termine che indica l’amico che è più di un semplice conoscente, ma con il quale non si ha però un rapporto molto stretto.
Chavèr invece è l’amico-compagno, quello con il quale si ha una maggiore condivisione.
In contesti di coppia, chavèr è anche boyfriend.
(20) In ebraico “ein yotèr rachòk” (letteralmente: non c’è più lontano).
(21) In Ebraico “pitzùi” (letteralmente, indennizzo).
(22) In ebraico “anàchnu BeSèret” (siamo in un film).
Colloquialmente questa espressione significa “stiamo vivendo qualcosa di irreale; non siamo connessi con la realtà”.
(23) In Ebraico “shèket” (letteralmente, silenzio).