I FERITI INVISIBILI: ISH HAMIF’ÀL (L’uomo della fabbrica)
- progetto 710
- 7 gen
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 12 gen
Un videoclip che è un pugno allo stomaco.
PTSD: la sensazione di un urlo soffocato, continui flashback. “Cerchi di addormentarti, ma come andare avanti se il passato sembra essere il tuo futuro?”
AUTORE: Udi Kagan
STILE: Killing You Softly | Ansiogeno.
CATEGORIE: Shock / Lutto / Ansia | Rabbia o Confusione | Remakes.
USCITA: 08/09/2024, giorno 337 di guerra e prigionia degli ostaggi.
LINK al brano: https://youtu.be/wkXAa-IrUfw?si=ocyf6PYPZ8ogX-VX
INTRODUZIONE
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Israele: 76 anni, 7 guerre e un innumerevole numero di campagne militari, ognuna equivalente a una breve e circoscritta guerra.
Negli anni, accanto alle diecine di migliaia di caduti e di feriti (01), ne emergono diecine di migliaia di persone affette da PTSD -Disturbo Post-Traumatico da Stress- (02) a livelli diversi.
Sono feriti, o invalidi, invisibili. L’assenza di evidenze immediatamente visibili dell’invalidità, quali ad esempio una protesi o altro, è fuorviante.
Intensità diverse della Sindrome -e l’efficacia o meno di interventi terapeutici- possono condurre il soggetto colpito a livelli diversi di operatività, di capacità sociale e lavorativa. Permangono comunque nella maggior parte -in misura diversa e a seconda dei casi- sintomi di vario tipo, tra cui flashback, ansie, repentini cambi di umore, difficoltà di concentrazione.
Talvolta la Sindrome è del tutto invalidante. Talvolta, invece, il soggetto è in grado di raggiungere risultati sorprendenti in ambiti diversi. (03)

Udi Kagan, 43 anni, è un affermato comico, che si distingue particolarmente per intelligenti spettacoli stand-up, dal vivo. La vitalità satirica e il talento umoristico di Udi potrebbero però confondere. Infatti Kagan -oggi performer di talento- soffre di PTSD dal 2002, anno in cui prese parte alla Campagna Chomàt Magèn, “Scudo Difensivo”. (04)
D’altronde, come è noto, dietro umorismo e capacità comiche vi è spesso una grande sensibilità. Un dolore non subito evidente.

Udi ha attraversato anni di cure. Inoltre, conosce in prima persona la frustrazione di chi deve misurarsi con scettiche commissioni mediche, perchè riconoscano e diano legittimità all’invalidità invisibile di cui soffre il soggetto colpito da PTSD.
Con la canzone “Ish HaMif’al” (L’uomo della fabbrica) -e soprattutto con il suo videoclip- Udi verbalizza e visualizza le proprie esperienze interiori e quelle di altri nella sua stessa situazione.
La Canzone:
Nel 2005 Udi pubblica in inglese la canzone “Factory Man”, in cui descrive l’esperienza PTSD. Il brano fa parte del suo primo album: “tears and candles”. Sia la canzone, sia l’album non hanno registrato nessun successo ad oggi, nè hanno particolarmente richiamato l’attenzione della critica.
In seguito, nel 2006, Kagan realizza con risorse proprie un secondo album, “The Secret Laments”, incentrato sul ricordo di compagni uccisi in combattimento.
Pur avendolo completato, Udi decide di cestinare l’album. Difficile dire se questa decisione corrispose allora ad un sintomo della sindrome con cui si misurava o se fosse un primo segnale di parziale ripresa…
Passano gli anni. Dopo studi in ambito artistico intraprende una carriera nell’ambito televisivo e teatrale con costante, graduale successo.
Il 7/10 e la guerra, riportano Udi alla canzone del 2005. La riprende in mano, ma questa volta il testo è in ebraico: Factory Man diviene Ish HaMif’al.
Il cambio di lingua rende il brano più plausibile e attuale. Un diverso arrangiamento, inoltre, arricchito da un sassofono affascinante quanto raccapricciante, dona al brano, nella sua nuova versione, una capacità d’impatto ben maggiore dell’originale inglese del 2005.

È però il videoclip -scritto e diretto da Kagan stesso- a distinguersi veramente. L’insieme parole-musica-immagini rende Ish Hamif’àl un’opera in grado di commuovere, di turbare.
La unicità e qualità del videoclip non consiste tanto negli effetti speciali, o nella visualizzazione dei flashback -forse un po’ troppo ricorrente e didattica- quanto nella capacità di trasmettere in modo semplice come lo stesso trauma accomuna nel tempo più generazioni di israeliani. Come, negli anni, la PTSD seguita ad accompagnare sino alla vecchiaia il soggetto colpito.
Un significativo precedente: una satira amara e sempre più attuale:
Ish HaMif’al esce nel Settembre 2024, undici mesi dopo l’inizio della guerra. Tuttavia, già a fine Dicembre 2023, meno di tre mesi dopo il 7/10, Udi Kagan richiama l’attenzione sul divario emozionale tra “chi è lì dentro” e “chi è a casa”: tra il combattente e chi è rimasto nelle retrovie civili.
Attraverso uno sketch satirico Kagan rappresenta la differenza tra l’unione reciproca (o la divisione) di “chi è dentro”, nel fango di Gaza o al confine con il Libano, e “chi è a casa”, ancora fermo alle controversie politiche interne precedenti il 7/10.
Se da un lato queste controversie -e l’ampia possibilità di esprimerle- sono indice di una sana società democratica, le dispute rischiano -in certi casi- di oltrepassare limiti che le rendono dannose e troppo divisive (05).
Una evidenza viene confermata da tutti i combattenti, sia di leva, sia di riserva: le controversie, così divisive “a casa”, scompaiono quando si è insieme “dentro”. Ovvero: non sono assolutamente rilevanti tra coloro che sono impegnati a difendere “chi è a casa” e sono occupati a riportare a casa la pelle.
Pur di opinioni e provenienze diverse -“destra”, “sinistra”, laici, religiosi, abbienti o meno- nelle stressanti e pericolose settimane di operatività tutti sono reciprocamente legati e non esitano a sacrificarsi l’uno per l’altro. Inoltre, nella maggior parte dei casi, questo senso di unione non scompare una volta ritornati a casa. (06)

Nello sketch vediamo un Miluìmnik (Arruolato della Riserva) tornare per la prima volta in licenza, dopo settimane a Gaza. È l’ospite d’onore in famiglia, sta a capotavola, ma è presente-assente.
Emerge subito, infatti, lo scollamento tra le emozioni di chi sino a poco prima era “dentro” e quelle di chi è rimasto a casa. Emergono le solite controversie politiche, in merito alla guerra. Queste assumono presto toni più da superficiale disputa calcistica, che da matura discussione intorno a quanto ha costretto l’ospite a rischiare la vita per settimane.
A un certo punto però il Miluimnik, con sguardo attonito ma severo, si alza. Preferisce lasciare la tavola, ricca ma blaterante, per tornare al fronte dai propri compagni: “voglio riposare… vado a rilassarmi… ci rivediamo tra una sessantina di giorni”.
Alla nota (07) link allo sketch, con ulteriori informazioni.
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Traduzione, NOTE e COMMENTI:
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Didascalia sullo schermo, prima della canzone:
Avviso: i crudi contenuti visivi di questo filmato potrebbero innescare reazioni in soggetti che soffrono di Post-Trauma.
Titolo di apertura:
L’uomo della fabbrica.
Dedicato ai miei fratelli e alle mie sorelle, vivi, morti e morti in vita.
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TRADUZIONE del testo della canzone:
Chiudono la fabbrica, esci tardi,
entri dal freddo in macchina.
Un disastro in agguato, ti copre la testa,
nebbia nello specchietto retrovisore.
Un segno nel cielo, luci sull'acqua,
un ritmo impossibile da seguire.
Dove ti nasconderai dalla tempesta che lascerà
tutto esattamente come sempre?
Tutto esattamente come sempre.
Sonno folle, lacrime in cassaforte,
seduto in macchina per intere notti.
Cerca di addormentarti ma come andrai avanti,
se il passato sembra essere il tuo futuro?
Un segno nel cielo, luci sull'acqua,
un ritmo impossibile da seguire.
Dove ti nasconderai dalla tempesta che lascerà
tutto esattamente come sempre?
Collega tutto questo al terrore che è dentro,
quando il freddo ti striscia in gola.
Un tuono che brucia cresce nel tuo cuore.
Soldati che ti dormono a casa.
Un momento dura a lungo e un'ora non finisce,
i minuti sembrano giorni.
La risata che avevi una volta è sepolta
per sempre nelle stanze più interne.
Trovare e bruciare, sparire nell'infinito,
coprire il segreto che è nel tuo cuore.
E tutto rimane, e tutto rimane, lo stesso.
Un rumore di sera, pungente come una spada,
qualcuno si alza in casa tua.
Fa le valigie, ricordi cancellati, Lei deve lasciarti.
Smette di parlare,
diviene sordo, cieco.
La luna ti brucia la pelle.
Ci abbiamo provato, amico,
è ora di arrendersi.
Per tutta la vita sei stato un numero,
solo un altro numero.
Non personale (08), non conosciuto.
Sei solo un altro numero.
Non personale, non conosciuto.
Solo un altro numero.
Didascalia sullo schermo, al termine della canzone:
Un popolo che non combatte per coloro che han combattuto per lui, sarà sempre perdente.
Dedica che marca l’ultima immagine, di Udi giovane e il cane:
In memoria di Yossi. Che salvava vite ed era il mio amato. (09)
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NOTE e COMMENTI:
(01) Alcuni dati (Dicembre 2024):
• Numero di Nechèi Tzàha”l (Feriti IDF, con gradi di invalidità diversi) al 6/10/2023, vigilia della guerra: circa 62mila, con un aumento di richieste di riconoscimento di invalidità di circa 6000 unità l’anno.
Metà appartengono alla Terza Età, mentre l’8% è sotto i 30 anni.

• Dall'inizio della guerra, il numero di Nechèi Tzàha”l è aumentato drasticamente, raggiungendo ai primi di Dicembre 2024 i 75.000, di cui 13.500 sono stati feriti nel corso dell’attuale guerra.
Rispetto agli anni precedenti, nell'ultimo anno si sono aggiunti 18.000 nuovi richiedenti, con 1.500 nuove richieste ogni mese.
Circa 1.500 persone hanno subito ferite due volte, in eventi diversi.
• Il numero di feriti seguiti dal Dipartimento IDF per la Riabilitazione è di circa 22.700, di cui 17.500 affrontano problematiche psicologiche e post-traumatiche, (…)
La percentuale di coloro che segnalano problemi di salute mentale è aumentata dal 26% al 43%.
Secondo le stime del Dipartimento per la Riabilitazione, entro il 2030 vi saranno circa 100.000 Nechèi Tzàhal, di cui il 50% saranno persone affette da problematiche psicologiche.
Fonte: Rapporto della Dott.ssa Limor Luria, Capo del Dip. Riabilitazione del Ministero della Difesa, presentato alla Commissione Esteri e Difesa della Knèsset, il Parlamento Israeliano.
Riportato dal sito www.doctorsonly.co.il, 10.12.’24
(02) Per una breve definizione in italiano della PTSD:

(03) Nel Progetto 710 vedi anche il brano Teshvì VeEsapèr làkh sippùr (Siediti, chè ti racconto una storia)
(04) In merito alla Campagna Militare Chomàt Magèn https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Scudo_difensivo
(Wikipedia: da prendere con riserva…)
(05) In merito a controversie all’interno della società israeliana, si veda anche -nel Progetto 710- l’Introduzione al brano Haìm Ned’à LeHiwalèd Shuv MiChadàsh (Sapremo di nuovo rinascere?).

Si veda inoltre l’Introduzione ai due brani sul dibattito interno riguardante intorno le trattative per la liberazione degli Ostaggi:
e

(06) Nel Progetto 710 vedi anche il brano ‘Od yom Be’Àza (Ancora un giorno a Gaza)
(07) Lo sketch scritto da Uri Kagan ha per titolo “Cama tov SheBata Habayta” (Che bello che sei tornato a casa).
Il titolo -e la canzone cantata da Kàgan nello sketch- sono la parodia di una omonima e conosciutissima canzone eseguita nel 1971 da Arik Einstein, uno dei cantanti israeliani più popolari di tutti i tempi. (…..)
Lo sketch è stato trasmesso nella puntata del 26.12.2023 di “Eretz Nehedèret” (Un paese stupendo) uno dei più popolari e graffianti programmi di satira della Rete 12 della TV israeliana.

Purtroppo la registrazione dello sketch non è disponibile su YouTube. Per vederlo è perciò necessario collegarsi direttamente alla sua pagina -più scomoda perchè con più pubblicità- sul sito ufficiale di Eretz Nehedèret, al seguente link: https://www.mako.co.il/mako-vod-keshet/eretz_nehederet-s21/shorts/Video-6d41a7d5db7ac81026.htm
In alternativa, lo sketch è anche disponibile alla pagina Facebook dedicatagli: https://fb.watch/wXRp6XA2Fi/

(08) “Personale” si collega all’ultima parola della strofa precedente: numero.
In questo caso si riferisce quindi al c.d. Mispàr Ishì, il Numero Personale che identifica ogni soldato -inciso sulla piastrina identificativa- e che diviene un vero e proprio secondo nome, impersonale, del soldato.
Qui un interessante video dell'IDF (in ebraico). In modo umoristico il breve filmato illustra la storia del "Numero Personale" e i criteri in base ai quali viene stabilito per ciascun arruolato (ad es. : Come mai due gemelli non hanno lo stesso numero in sequenza...?)

(09) Nel corso del proprio servizio militare, Udi -dopo un’esperienza nei paracadusti- riesce ad entrare nell’unità che più desidera: la Oketz (K9) ovvero l’unità cinofila. In questo ambito Udi e il suo cane, Yossi, combattano a Ramallah scoprendo numerosi ordigni esplosivi in agguato e prendendo parte a più combattimenti.
Al termine del servizio, tuttavia, lo stato di salute mentale di Udi inizia a deteriorare: viene infine diagnosticato come colpito da PTSD ed entra in un tunnel di cure che richiederà anni di terapie.